TAGLIO DELLE PROVINCE E CITTA’ METROPOLITANA: BISOGNA DELINEARE IL FUTURO DELLA NOSTRA TERRA.

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Da sempre siamo
convinti della necessità
, anche per evidenti ragioni di risparmio della spesa
pubblica, della soppressione dell’ente “provincia”, le cui limitate e incerte
funzioni e competenze possono benissimo essere affidate in parte all’ente
“regione”, in parte ai comuni. Per questo è indispensabile una modifica della
Costituzione, ma le intenzioni di riforma sono state più volte e da più parti
solo annunciate e mai tradotte in atti concreti e in leggi: la casta
partitocratica italiana preserva se stessa e la possibilità di sfruttare le
province come base per la gestione del potere, per definire carriere e conquistare
il consenso.

Apprezziamo
dunque il tentativo del Governo Monti di procedere alla soppressione di un buon
numero di province
italiane con il decreto legge n. 95 del 6 luglio 2012 per la
revisione della spesa pubblica (cosiddetta spendig review), anche se siamo
convinti che la casta partitocratica ostacolerà in ogni modo anche questo
parziale tentativo
.

Il decreto,
attualmente all’esame dei due rami del Parlamento per la sua conversione in
legge, prevede anche che "le Province di Roma, Torino, Milano, Venezia,
Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria sono soppresse, con
contestuale istituzione delle relative città metropolitane, il 1° gennaio 2014
,
ovvero precedentemente, alla data della cessazione o dello scioglimento del
consiglio provinciale
" (art. 18, co. 1). Ne siamo dunque direttamente
interessati, in quanto "il territorio della città metropolitana coincide
con quello della provincia contestualmente soppressa"
(art. 18, co. 2),
quindi, se il disegno di riforma dovesse andare in porto, entreremo, in poco
più di un anno e per legge (senza referendum, senza consultazioni popolari o
deliberazioni di consiglio), a far parte dell’ambito territoriale della Città
Metropolitana di Bari.

Sia chiaro: la
Città Metropolitana cancella la provincia, non cancella i comuni che si vedono,
anzi, assieme alle regioni incrementate le funzioni e i compiti
(quelle ora
della Provincia e non affidate alla Città Metropolitana).

Ma con chi ne
parliamo, con chi ci confrontiamo?
Con quale governo, con quale sindaco e con
quali forze di maggioranza che, con il loro immobilismo e la loro strafottenza,
tengono prigioniera la Città? La classe dirigente della nostra Città dovrebbe
occuparsi di queste cose, con urgenza e con determinazione.

Il punto, se il
tutto si dovesse confermare, è stare in questi processi di trasformazione,
governarli, altrimenti Altamura e l’Alta Murgia rischiano di essere messe ai
margini. C’è una grande opportunità che è data, come prevede il decreto
governativo, dallo statuto della futura Città Metropolitana
con cui si dovrà e
potrà costruire l’architettura e l’organizzazione di tale nuovo ente (art. 18,
co. 9).

Bisogna essere,
con gli altri comuni della Murgia, presenti, attivi e propositivi per far
valere la centralità di questo territorio
. Le opzioni sono due, due le
prospettive strategiche di lungo periodo:

  1. o guidare,
    con il peso che ci rinviene dall’essere la seconda comunità della provincia
    dopo Bari e con gli altri comuni della Murgia, il processo di costituzione e
    organizzazione della Città Metropolitana di Bari
    ;
  2. oppure lavorare
    – con Gravina, Santeramo, Laterza, Poggiorsini, con i comuni di confine – ad
    organizzare la seconda provincia della Basilicata
    , venendo soppressa dal
    medesimo decreto quella di Matera.

Questa seconda
ipotesi
(cioè la creazione di una nuova provincia che unisca l’attuale
territorio della provincia di Matera con quello della Murgia barese) risulta però
molto più faticosa e complessa
, in quanto bisognerebbe attivare il procedimento
disciplinato dall’art. 132, co. 2, della Costituzione: “Si può, con
l’approvazione della maggioranza delle popolazioni della Provincia o delle
Province interessate e del Comune o dei Comuni interessati espressa mediante
referendum e con legge della Repubblica, sentiti i Consigli regionali,
consentire che Provincie e Comuni, che ne facciano richiesta, siano staccati da
una Regione e aggregati ad un’altra
”.

Per la storia
degli ultimi decenni, consideriamo questa prospettiva la più coerente
, dal
punto di vista culturale, identitario, storico, geografico ed economico. Vanno
però tenuti presenti due avvertimenti: 1) è una scelta che va fatta, per essere
seria e praticabile, insieme agli altri comuni della Murgia; 2) l’iter per il
distacco (e il "riattacco") è lungo e non scontato, per come è regolato
dall’art. 132 della Costituzione, richiede quindi motivazione e impegno.

Da parte
nostra, nell’una e nell’altra ipotesi, siamo lontani mille miglia dalle
stucchevoli, preistoriche e senza senso discussioni sulla convenienza di un
ambito geografico/amministrativo rispetto ad un altro
che già vanno
delineandosi. Non ci interessa il tornaconto meramente egoistico, non ci
interessano (anche perché, realisticamente, non ce ne saranno) le prebende
assistenziali eventualmente erogate da questa o quella istituzione/regione/provincia/città
metropolitana e buone solo per far campare classi politiche incapaci e
parassite. In una parola, non ci interessa la rendita di posizione geografica
ma solo e soltanto l’attivazione di spunti, idee e riflessioni concrete e
percorribili in grado di garantire un futuro alla nostra terra. Su questo terreno
cerchiamo interlocutori
.

Ma in questa
Città
– dominata dai piccoli affanni quotidiani, dalle piccole speculazioni
elettorali, dai compromessi e dai tatticismi per mantenere una poltrona o
conquistarne una – chi è disponibile ad occuparsi di strategia territoriale, a
pensare oltre il corto orizzonte degli egoismi personali, guardando al futuro?

Altamura, 1° agosto 2012

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