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PUGLIA: LA SANITÀ CHE VOGLIAMO
Uno degli obiettivi prioritari del programma elettorale del Centrosinistra per la Regione Puglia è stato, si auspica lo sia ancora, quello di migliorare il sistema sanitario Pugliese, già pesantemente colpito e falcidiato dai precedenti governi.
A distanza di circa tre anni, però, non si può non sottolineare ciò che è sotto gli occhi di tutti i cittadini, e cioè che non ci sono grandi cambiamenti di rotta degni di questo nome.
Ancora oggi molti sono gli sprechi, i doppioni, i piccoli e grandi poteri, duri dall’essere snidati, nonostante la istituzione delle mega-ASL, sulle quali come RdB-CUB abbiamo espresso la propria contrarietà, in particolare su quella di Foggia e Bari. Due grandi territori disomogenei e che mai troveranno funzionalità e organicità di intervento specie nelle periferie. Ancora oggi è necessario avvalersi di amici e conoscenti per avere più cura per i propri parenti ricoverati.
Per non parlare degli ultimi decessi che lasciano forti dubbi sulle responsabilità e sul come sono avvenuti, vedi Ospedale di Altamura. Vicenda quest’ultima che, grazie alle coraggiose e ripetute denunce dei Rappresentanti sindacali di RdB-CUB, ha fatto emergere una intollerabile situazione di inadempienze. Si è trattato di un chiaro caso di "interesse privato in atto d’ufficio", già denunciato da questa O. S.. Una situazione di grave pericolo per la salute dei cittadini ed un inquietante livello di lassismo o meglio, di" copertura" da parte di alcuni "stimati" dirigenti, i quali hanno immediatamente reagito rivolgendo le loro" attenzioni" verso i nostri delegati sindacali, scatenando vere e proprie" ritorsioni" nei loro confronti, omettendo invece provvedimenti conseguenti alle indagini amministrative svolte.
Ma, come abbiamo più volte dimostrato, sapremo respingere anche questi vergognosi tentativi di "imbavagliare" i lavoratori con tutta la forza e la convinzione che sempre hanno sostenuto le nostre battaglie.
Ciò che appare, inoltre, ancora più allarmante è il silenzio delle istituzioni e, in particolare, di coloro che hanno la diretta responsabilità nella gestione della sanità nella regione.
UNA SANITÀ CHE:
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è ancora molto lontana dalle reali esigenze ed aspettative dei cittadini, delle associazioni, delle organizzazioni sindacali;
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con il DIEF (Documento di indirizzo economico e funzionale) pur aumentando il fondo sanitario alle ASL, ha continuato a privilegiare i finanziamenti alle strutture ecclesiastiche, alle quali concede acquisti di strumenti diagnostici ad alta tecnologia. Alle ASL impone il divieto di acquistare tecnologie con importi superiori a 250.000 Euro, senza autorizzazione regionale, impedendo così il rinnovamento tecnologico, visti l’indebitamento delle stesse e la mancanza di assegnazioni specifiche di fondi;
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ha aumentato le risorse per la medicina generale e pediatrica di 15 milioni e di oltre 380 milioni lo scorso anno, senza obiettivi precisi e senza considerare che gli stessi sono solo prescrittori e quasi mai curatori;
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blocca parzialmente le assunzioni, col divieto di sostituire il personale andato in pensione in misura superiore al 60%. Un vero colpo per l’assistenza, che già è resa difficile per carenza di personale e in più per la destinazione a ruoli e mansioni diverse da quelle proprie. Ciò in barba a quanto previsto dalla recente legge regionale n. 40, che rimane inapplicata in quasi tutte le ASL, perché è forte e radicato il clientelismo nel nostro sistema sanitario. La riprova è data, in nome dell’occupazione in particolare intellettuale, dalla nomina di due ex dirigenti ASL in pensione a dirigenti dell’ARPA;
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continua a sprecare danaro pubblico con consulenze "tecniche" inutili, con affitti passivi che non si riducono nonostante con le nuove ASL si sono creati nuovi spazi per trasferire uffici e servizi attualmente in affitto, con l’utilizzo della "pronta disponibilità" in maniera sostitutiva alla funzionalità H 24 dei servizi e, molto spesso, senza contrattazione e quindi senza coperture di spesa e concessa a figure professionali non previste dalle norme;
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continua a sprecare soldi mantenendo incarichi a dirigenti di Strutture Semplici e Dipartimentali (alcuni dei quali non hanno neanche il posto di lavoro) ai quali non sono mai stati assegnati obiettivi e mai sono stati sottoposti a verifica del proprio operato, come previsto dalle norme vigenti. In alcune realtà lavorative, vedasi ex AUS BA3, i dirigenti hanno omesso di controllare competenze economiche, per cui ad alcune figure più "vicine al sole" vengono pagate competenze non spettanti (in merito come RdB abbiamo più volte denunciato questa situazione);
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non riesce a controllare la qualità e quantità del vitto somministrato ai pazienti da ditte appaltatrici, perché alcune ASL non sono dotate di dietiste di parte aziendale o quando è prevista detta figura è distratta da altri compiti;
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esternalizza sempre più servizi, anche di qualità e di emergenza come il 118, nonostante gli scandali, i costi sempre più alti e la maggiore precarizzazione dei lavoratori;
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riduce del 30% la spesa per le prestazioni aggiuntive (extra pagato ad operatori che fuori orario erogano prestazioni per abbattere le liste d’attesa). E’ bene precisare che come RdB siamo stati sempre contrari a questo istituto "a cottimo", ma è altrettanto vero che la citata riduzione di spesa avrà un effetto devastante sulle liste di attesa, allungandole sempre di più (per la riabilitazione l’attesa in alcuni servizi è più di un anno), costringendo i cittadini a rivolgersi al privato. In concreto il cittadino pagherà più tasse e più prestazioni di tasca propria per essere soddisfatto in tempi accettabili;
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continua a "tollerare" attività che si configurano come interessi privati nelle strutture pubbliche (interesse privato in atto d’ufficio) con prestazioni erogate in extramoenia e spacciate per intramoenia, in quanto senza controllo per prenotazioni e senza ricevute fiscali;
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ad oggi, nonostante le enunciazioni e la propaganda, non è stato approvato il "piano della salute" che avrebbe dovuto radicalmente cambiare quello, fortemente contestato, della precedente Giunta regionale a guida Fitto. Tra l’altro, grazie a questa situazione, la mega-ASL di Bari non ha ancora varato (unica in Puglia) l’atto aziendale, il piano sanitario aziendale ospedaliero e territoriale, la nuova dotazione organica e l’avviso di selezione interna per la stabilizzazione dei precari;
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riduce i progetti di ricerca da 44 milioni a 12 milioni di Euro.
Prosegue quindi a 360° e sotto tutte le bandiere lo smantellamento del sistema sanitario pubblico.
Per queste ragioni, ci rivolgiamo nuovamente a tutti i rappresentanti istituzionali, dopo la nostra lettera del 14 gennaio u.s. inviata al Presidente Vendola ed all’Assessore alla Sanità Tedesco, affinché pongano in essere una reale rottura con il passato ed un radicale cambiamento, coinvolgendo realmente tutti i soggetti che operano nella sanità.
Come RdB, riteniamo che sia ormai ineludibile affrontare alcune problematiche e dare risposte concrete, partendo dalle seguenti proposte:
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sblocco delle assunzioni dei lavoratori precari e non;
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avvio del processo di internalizzazione dei servizi di appalto, a cominciare dal 118;
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istituzione di una apposita Commissione, con la presenza di rappresentanti di Associazioni e Sindacati, per compiere accurate ispezioni e controlli in tutti gli ospedali;
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avvio del processo di assistenza domiciliare e blocco degli accreditamenti alle strutture private;
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riduzione dell’utilizzo dei consulenti esterni.
Bari, marzo 2008
Per la Federazione Regionale delle Rappresentanze sindacali di Base "Pubblico Impiego" – Confederazione Unitaria di Base PUGLIA, Michele LOSPALLUTO