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LA REPUBBLICA BARI – 6 gennaio 2008
IN ARRIVO I RIFIUTI SPECIALI CAMPANI
Tre impianti sono già pronti. E la prossima settimana potrebbe essere quella buona: in Puglia potrebbero arrivare infatti i rifiuti campani. Non immondizia comune, non i sacchetti che in queste ore sono abbandonati per le strade di Napoli e provincia. Ma i rifiuti speciali che devono essere smaltiti dalle grandi aziende. Oppure le ecoballe (i rifiuti urbani già trattati) che potrebbero essere spediti nei nostri impianti per far spazio a ad altro materiale nelle discariche colme campane.
«E’ un’ipotesi possibile perché quello prevede la legge – spiega l’assessore all’Ambiente, Michele Losappio – Il provvedimento di iniziative popolare che abbiamo appena approvato in consiglio dice infatti che possono arrivare rifiuti speciali da altre regioni purché lungo il tragitto non ci siano impianti disponibili a ospitarli. Per quanto riguarda i rifiuti speciali si tratta però di una trattativa privata tra chi ha esigenza di smaltirli e chi ne ha la possibilità. Tra imprenditori e imprenditori. Noi possiamo fare ben poco».
In realtà c’è la possibilità concreta – se la situazione in Campania non dovesse mutare – che Bassolino chieda a Vendola di ospitare le cosiddette "ecoballe". Si tratta cioè dei rifiuti solidi urbani già trattati e compattati che Napoli non sa dove smaltire visto che non ha gli impianti adatti. Spostando le ecoballe si libererebbe così spazio nelle discariche e la Campania potrebbe in qualche maniera tamponare l’emergenza.
In questo momento gli impianti in Puglia che potrebbero essere utilizzati per ospitare i rifiuti campani sono tre: la Bleu a Canosa, la Ecolevante e la Vergine a Taranto. «Vista la situazione particolare e delicata in cui ci troviamo – spiega il presidente regionale di Legambiente, Francesco Tarantini – non saremmo certo noi ad alzare le barricate. Né per non fare smaltire i rifiuti speciali campani, perché così prevede la legge. E né per non ricevere in questo periodo particolare le "ecoballe". Quello che però noi chiediamo alle istituzioni e alle forze di polizia è il controllo. Altrimenti, anche qui si rischia la rivolta».
Legambiente fa riferimento in particolare ai movimenti che sta compiendo e che potrebbe ancora compiere la malavita organizzata che, com’è noto, ha fatto da anni del mercato di rifiuti il suo business principale. «La grande attenzione che c’è in queste ore sul problema dei rifiuti in Puglia – dice Tarantini – potrebbe spingere la malavita napoletana a trasportare i loro rifiuti proprio in Puglia. Come testimoniano una serie di inchieste giudiziarie nel recente passato, lo hanno già fatto. E a maggior ragione potrebbero riprovarci ora. Quindi, massima allerta».
Preoccupati per quello che potrebbe accadere a Canosa, però, sono le associazioni di cittadini e i partiti di centrosinistra. «Parliamo di un impianto che è stato sotto sequestro – spiega il capogruppo del partito democratico, Pasquale Difazio – per il quale c’è un’inchiesta che ha portato a un assoluzione in primo grado, è vero, ma che non è ancora chiusa: gli inquirenti ci dicono che per colpa di quella discarica e dei rifiuti speciali che ospitava illegalmente, sono stati immessi nel ciclo alimentare sostanze cancerogene. Non permetteremo mai che la gente di Canosa sia ancora sottoposta a questo pericolo». La Bleu, continua Difazio, «ha inoltre avuto recentemente l’autorizzazione a un ampliamento. Quasi contemporaneamente ha versato, per chiudere una vecchia querelle legale, 250mila euro nelle casse del comune. Soldi che hanno permesso all’amministrazione di chiudere il bilancio previsionale del 2007».
Canosa non è certo l’unico caso dove l’affare rifiuti sta per scatenare la protesta dei cittadini. Una nuova onda – seppur senza alcun collegamento diretto con l’affare Campania – sta arrivando da Altamura dove i cittadini sono pronti a scendere in piazza per contestare la decisione della Provincia di un’ulteriore proroga di tre mesi all’utilizzo della discarica. In vent’anni, a furia di rinvii, la capienza dell’impianto è più che raddoppiata: dai 400mila metri cubi è arrivata all’attuale milione. «Una storia di incapacità, complicità, malaffare e incoscienza – attacca Colonna – Il risultato del contratto capestro che lega il Comune alla Tradeco dal febbraio 2002 e per dieci anni».
Il problema è che trasportare i rifiuti fuori da Altamura è assai antieconomico. Il contratto riconosce «alla ditta, cioè alla Tradecim i maggiori oneri di trasferimento per le maggiori distanze da percorrere rispetto» alla discarica di via Laterza. Insomma il trasporto fuori bacino di una tonnellata di rifiuti costerebbe 1600 lire per ogni chilometro (il vecchio contratto è ancora in lire). «Una follia amministrativa, contrattuale ed economica» dice l’opposizione di centrosinistra.