SCOPERTO FOSSILE DI BALENA PRESSO LA DIGA S. GIULIANO

*


Fonte: Notizie-Online.it (clicca qui per la notizia)


MATERA: SCOPERTO SCHELETRO FOSSILE BALENA DI 1 MILIONE DI ANNI


sabato 19 agosto 2006


 


Lo scheletro fossile di un cetaceo, di probabile età  pleistocenica (circa un milione di anni fa), è stato scoperto qualche giorno fa in un fondo che si trova sulle sponde della Diga di San Giuliano vicino Matera. Secondo i primi accertamenti potrebbe trattarsi di una balena.


Ad effettuare il ritrovamento, il primo di questo genere in Basilicata, e’ stato il proprietario del terreno Vincenzo Ventricelli, 69 anni, di Altamura che e’ anche titolare di una vicina azienda agrituristica.


Quest’ultimo ha avvisato tempestivamente le forze dell’ordine. Lo scheletro è abbastanza integro. In Puglia nel 1968 a Bari in un canalone, fu scoperto un reperto simile che e’ custodito nel museo di Paleontologia e Geologia dell’Università  . Sembra che la Soprintendenza dei Beni Archeologici di Matera fosse al corrente da tempo della presenza del reperto. L’intervento di messa in sicurezza si e’ limitato all’applicazione di alcuni sacchi di sabbia adagiati sulla colonna vertebrale del fossile. L’uomo che ha scoperto lo scheletro dopo che le piogge hanno dilavato il terreno si auspica che il reperto sia tempestivamente affidato ad esperti paleontologi affinchè sia studiato in modo accurato e che venga rimosso prima che la  piena delle acque possa ricoprirlo o che le frane possano distruggerlo.


PASQUALE DIBENEDETTO



*  *



Di seguito pubblichiamo la cronaca del rinvenimento scritta da Antonio Ferrante, redattore del periodico altamurano FREE. 


 


 


SCOPERTA UNA BALENA PREISTORICA


CRONACA DI UNA GIORNATA INDIMENTICABILE


 


Eccezionale scoperta archeologica presso la Diga di San Giuliano, a due passi da Matera. A farla un altamurano proprietario di un’azienda agrituristica della zona.


 


Si chiama Vincenzo Ventricelli, 69 anni, altamurano verace, proprietario dell’azienda agrituristica “Ventricelli”?, una delle più conosciute della zona. A sentire la storia da lui raccontata, si penserebbe subito ad una favola, alla trama di un film. “Quando mi resi conto che mi trovavo di fronte ad un animale preistorico, capii subito di aver fatto una grande scoperta”?. Domenica 13 agosto, data del rinvenimento, Ventricelli non sapeva di essere di fronte allo scheletro di un cetaceo del Pleistocene (circa 1 milione di anni fa); pensò subito ad un dinosauro.


All’inizio lo scetticismo aleggiava in famiglia, in pochi credevano alle sue parole; “Cosa ci fa mai un dinosauro nella Diga di San Giuliano?”?- commentava a caldo sua moglie. Il giorno stesso Ventricelli contattò il sottoscritto, redattore di un giornale altamurano che si chiama FREE. Mi recai tempestivamente sul posto, 35 km circa da Altamura, una quindicina da Matera e mi resi subito conto che quell’uomo aveva scoperto qualcosa di sensazionale.


La perfetta conservazione delle vertebre era la dimostrazione che lo scheletro era completamente conservato. Era proprio così. Rimasi per circa 10 minuti con la bocca aperta ad ammirare quel bestione. Poi consigliai a Vincenzo Ventricelli di denunciare subito la scoperta, così come previsto dalle leggi vigenti. Ci recammo insieme a Matera.


Era domenica, pioveva. Il Museo, sede della Sovrintendenza era chiuso, ma riuscimmo comunque a metterci in contatto con la sovrintendente dott.ssa Patruno, la quale disse di essere in vacanza. Io chiesi allora a chi si potesse denunciare la scoperta, se ci fosse qualcuno di reperibile. Lei mi rispose che avrei dovuto aspettare il suo ritorno dalla villeggiatura, cosa che non mi piaceva affatto. Il reperto era troppo importante e rischiava di deperire, trovandosi esso a mezzo metro dalle acque della diga. Non mi arresi. Ci dirigemmo tempestivamente presso il comando dei Carabinieri di Matera e lì lasciammo dichiarazione nero su bianco.


Uscimmo dal comando e pochi minuti dopo ricevetti una telefonata; la dott.ssa Patruno sembrava di colpo interessatissima alla cosa. Mi disse di chiamare un certo Gianfranco Lionetti, dipendente del Museo Ridola di Matera. Lo feci e con sommo stupore mio, l’uomo mi rivelò di conoscere il reperto da 4 anni. Io non credevo alle mie orecchie. Gli chiesi perchè avesse aspettato tutto questo tempo per rivelare la notizia, sottraendo alla scienza un contributo così importante. Mi rispose che non riuscì a trovare i fondi per il recupero. Continuavo a non capire. Credevo che prima bisognasse denunciare e poi avrebbe provveduto chi di competenza. E infatti la prassi richiede questo.


Riferii al Lionetti che era intenzione di Vincenzo Ventricelli, proprietario tra l’altro del fondo interessato, sensibilizzare il mondo della scienza e dell’informazione per l’immediato recupero dello scheletro. Lionetti mi rispose di andarci piano perché si rischiava che qualche malintenzionato facesse razzia. Cosa saggia.


Poi mi disse che se volevo mi avrebbe mostrato le foto di qualche anno prima, quando ancora si vedeva il cranio dell’animale. In 4 anni il cranio sarebbe scomparso. Verrebbe da dire che il mondo intero debba ringraziare l’agricoltore Vincenzo Ventricelli per aver regalato a tutti noi una testimonianza così importante. Oltre al sottoscritto sono da menzionare Luca Bellarosa, altamurano appassionato di ambiente, paleontologia ed archeologia, e di Enzo Colonna, consigliere comunale di Altamura sempre sensibile alle tematiche culturali, che si sono prodigati per richiamare l’attenzione di istituzioni e mezzi di informazione sulla vicenda.


Il ritrovamento sarebbe il primo dell’intera Basilicata. Nel 1968 fu scoperta in un canalone alla periferia di Bari una balena dello stesso periodo, ma molte parti dello scheletro erano scomparse o appiattite dal passaggio di autovetture. Quindi una scoperta di grande importanza quella della Diga di San Giuliano. Il reperto potrebbe essere battezzato “balena Ventricelli”?, in omaggio allo scopritore Vincenzo Ventricelli.  Si aspetta ora che gli studiosi possano datare e studiare con cura il reperto, ma siamo sicuri che i risultati saranno molto importanti.


ANTONIO FERRANTE


antonioferrantefree@yahoo.it


 


TRE INEDITE IMMAGINI DEL REPERTO FOSSILE SCOPERTO:


FOTO n. 1 (clicca qui)


FOTO n. 2 (clicca qui)


FOTO n. 3 (clicca qui)


L’Autore delle foto è Antonio Ferrante (che si prega di contattare qualora si vogliano riprodurre o pubblicare le foto e che ringraziamo per averci concesso la possibilità  di inserirle in questo sito).