LIBERATE QUELLA RADIO! SàŒ ALLA GIUSTIZIA E ALLE VOCI LIBERE

 



LIBERATE QUELLA RADIO

SàŒ ALLA GIUSTIZIA E ALLE VOCI LIBERE


 


Nei giorni scorsi il GIP presso il Tribunale di Bari, su richiesta della Procura, ha disposto la chiusura per due mesi a scopo cautelare di una emittente radiofonica altamurana (Radio Regio) e ordinato il silenzio, per lo stesso periodo, alla sua principale voce, il conduttore Alessio Dipalo. Una decisione che priva Altamura e il circondario di uno strumento di comunicazione e discussione molto ascoltato e partecipato.


In questi anni, negli studi di Radio Regio sono stati ospitati esponenti di tutte le forze politiche e più volte da quei microfoni sono stati denunciati, seppure con toni esasperati e non condivisibili, casi eclatanti di malgoverno, abusi perpetrati a danno del territorio, illeciti ed illegalità  di vario genere. È stata, per esempio, Radio Regio a portare a conoscenza della città , poche settimane fa, l’abbandono di rifiuti ospedalieri nell’immediata periferia urbana. È stata quella stessa emittente a seguire sistematicamente i consigli comunali in questi anni, riportando all’opinione pubblica fatti e misfatti di vecchie e nuove amministrazioni, dando a chiunque, comunque, la possibilità  di intervenire, replicare o commentare.


Proprio mentre si chiede e si rende necessario maggiore controllo e trasparenza nell’amministrazione della cosa pubblica, proprio quando scarseggiano i controlli esterni e risultano evanescenti e puramente di facciata quelli interni all’attività  amministrativa comunale, proprio quando la salvaguardia degli spazi di critica e approfondimento dovrebbero essere un valore condiviso di agibilità  democratica, viene zittito uno spazio di partecipazione. In via preventiva, in virtù delle numerose querele che uomini e donne del potere cittadino hanno indirizzato al principale conduttore dell’emittente, senza che ci sia ancora una sola sentenza di condanna o un processo avviato.


Radio Regio non può andare in onda attraverso gli altri collaboratori della redazione e non può nemmeno trasmettere musica. Niente di niente. Per sessanta giorni. È significativo ricordare come di quella emittente si occupò l’anno passato addirittura il consiglio comunale di Altamura che votò, tra contestazioni ed a porte chiuse, una mozione con la quale si invitavano il Prefetto e il Procuratore della Repubblica a “intervenire per monitorare”? l’attività  degli organi di informazione locali. Un obbrobrio censorio che si commenta da sé, senza precedenti in Italia, che non è stato ancora ritirato, nemmeno dall’amministrazione che è succeduta a quella che lo concepì.


Siamo convinti che ognuno deve essere responsabile delle proprie azioni e risponderne, se necessario, di fronte all’autorità  giudiziaria. Le azioni preventive che tolgono voce ad uno spazio aperto di discussione e approfondimento o che provano a imbrigliarlo sono altra cosa, qualcosa che riteniamo lontano dai principi costituzionali di libertà  di pensiero, parola ed espressione ai quali ci appelliamo con forza e che vanno difesi soprattutto quando sono coinvolte voci scomode, magari disturbanti o lontane dal nostro stile e dai nostri toni.


La magistratura faccia il suo corso. Le voci libere della comunicazione, però, siano messe in condizione di fare altrettanto.


Altamura, 23 settembre 2005


 


                                   Movimento Cittadino Aria Fresca


 


 


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                        AGGIORNAMENTO DEL 4 ottobre 2005:


 


Sul tema, nel frattempo, si è aperto un intenso dibattito. I periodici locali (free e la Nuova Murgia), nei numeri in distribuzione, vi hanno dedicato copertina ed ampi spazi di commenti ed interviste.


 


C’è chi (nickname: Ghino di Tacco) ha pure attivato un BLOG, in cui è possibile intervenire:


 


http://liberadioregio.blog.excite.it/


 


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Dal Corriere della Sera del 3 ottobre 2005


 


Bari, i legali: caso unico in Italia «Quel giornalista diffama» I giudici lo sospendono e chiudono anche la radio


 


DAL NOSTRO INVIATO
ALTAMURA (Bari) – Radio libere, le chiamarono tutti, quando trent’anni fa si affacciarono a rompere il monopolio Rai dell’etere. Correva l’anno 1976 e la libertà  d’antenna, sancita da sentenze della Corte costituzionale, diventò subito sinonimo di libertà  di informazione e di espressione, il verbo dell’articolo 21 della Costituzione che si faceva carne. Non più sigilli, non più frequenze vietate a chiunque avesse le carte in regola per aprire una radio, anche piccola, anche della parrocchia o del quartiere.
Trent’anni dopo, ecco il primo caso di una radio libera chiusa per ordine dell’autorità  giudiziaria e di un giornalista sospeso dalla professione per due mesi, e non per quelle ipotesi di reato che specialmente durante gli anni di piombo hanno portato alla chiusura o alla sospensione di diverse emittenti, ma per il più “banale” reato di diffamazione a mezzo stampa.
«È un caso unico, che se preso a esempio, potrebbe mettere seriamente in discussione la libertà  di informazione, soprattutto perché precede, anziché seguire, una sentenza di condanna. A mia memoria è il primo in Italia – dice l’avvocato Caterina Malavenda, specialista in materia -. Senza entrare nel merito del caso specifico, è come se, estremizzando, dopo un certo numero di querele un giudice decidesse di sospendere le pubblicazioni del Corriere della Sera e l’autore degli articoli incriminati».
Radio Regio Stereo trasmette dal 1976, studi ad Altamura, 65 mila abitanti, e bacino d’utenza tra Puglia e Basilicata. Conduttore di punta è Alessio Di Palo, cinquant’anni, che si può dire sia nato lì, tra i microfoni e le piastre di registrazione. Dicono di lui che morda il microfono e che a volte lo usi come una clava. Può anche darsi, ma non è questo il punto. Se uno si sente offeso, diffamato, ingiuriato, può sempre denunciare e chiedere i danni.
Quando però Di Palo alza i toni come il Robin Williams di Good Morning Vietnam , specie nei confronti di qualche noto imprenditore, di funzionari e politici dell’amministrazione di centrosinistra (ma anche di centrodestra), gli ascolti diventano altissimi. E i nemici agguerritissimi. Tanto che il consiglio comunale di Altamura, addirittura in seduta segreta, vota una delibera (anche questa senza precedenti in Italia) con cui invita procura, questura, prefettura, authority e ministeri a “monitorare” l’attività  dei mezzi di informazione locali. Cioè di Radio Regio Stereo.
Qualche giorno fa, messe assieme una decina di querele per fatti risalenti anche a cinque anni prima, il procuratore aggiunto di Bari, Marco Dinapoli, e il gip Chiara Civitano dispongono l’ordinanza di misura cautelare per Di Palo e la radio (che non è una Spa, ma una Onlus). Il giornalista, che fra l’altro è un pubblicista e non ha alcun contratto di lavoro con l’emittente, corre dal presidente dell’Ordine pugliese, Giuseppe Partipilo, ma resta deluso. «Il presidente dell’Ordine mi ha detto che mi è andata bene e che potevano anche arrestarmi – racconta esterrefatto Di Palo – e che per riprendere la mia attività  devo prima dimostrare la mia innocenza. E non per scherzo, ha anche aggiunto che avrei fatto bene a seguire i corsi di aggiornamento dell’Ordine. Infine mi ha detto che poiché lui conosce bene il procuratore, questi non può essersi sbagliato».
Sulla vicenda adesso deciderà  il tribunale del Riesame. Il caso intanto è già  sui banchi del Parlamento italiano e di quello europeo e finirà  anche davanti alla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo, dove l’Italia, per condanne subite, è tra i Paesi in testa alla classifica. Ma sempre dopo la Turchia in quanto a violazioni della libertà  di espressione e «silenziamento» di giornalisti.
Carlo Vulpio