”L-´Alta Murgia spietrata si trasformerà  in deserto”

Cinquantamila ettari hanno subito la frantumazione delle rocce I proprietari hanno così incamerato i fondi per chi trasforma i pascoli in terreni seminativi: è un business milionario
“Senza quei massi e la vegetazione che cresceva spontanea, quelle zone diventeranno col tempo completamente aride” L-´inchiesta si sta adesso allargando a macchia d-´olio nella zona
“Tutti questi interventi mettono a rischio anche la sopravvivenza del falco grillaio”
“Continuando così sarà  difficile che i turisti visitino questo parco”

GIULIANO FOSCHINI
La steppa non esiste più. Il deserto della Murgia oggi è una distesa di quasi cinquantamila ettari, macchie bianche e gialle, un po-´ pietra e un po-´ grano, dove un tempo c-´erano i falchi grillai e ora spuntano i trattori. L-´antico terreno brullo, quelli che erano i pascoli tra i più belli d-´Italia, si sono trasformati per i registri dell-´Unione europea in un-´enorme distesa di campi cerealicoli. Coltivazioni che tra qualche anno, secondo i geologi, di questo passo si trasformeranno in deserto. Per colpa dello spietramento. Da anni i proprietari dei terreni stanno distruggendo tutto quello che spunta dalla terra. Arrivano con le macchine e lavorano profondamente il terreno. In pratica, frantumano tutte le rocce preesistenti per rendere redditizi quei terreni abbandonati. In questa maniera i proprietari dei fondi coltivano grano. Ma ricevono soprattutto fondi da Bruxelles. L-´Unione europea promette e stanzia denaro a chi trasforma i pascoli in terreni seminativi. Un affare di milioni di euro. Un business che qui nella Murgia si sta trasformando in un disastro ecologico.
Secondo i geologi (che hanno depositato relazioni dettagliate alle associazioni ambientaliste, ma anche alla Procura della Repubblica) per «effetto del dilavamento delle piogge e dell-´erosione dovuta ai venti, non più contrastato dagli apparati radicali della vegetazione spontanea, quei terreni sono destinati alla desertificazione». In sostanza: non essendoci quasi più le pietre o la vegetazione spontanea, la maggior parte della Murgia è destinata a diventare completamente arida. Deserto, appunto. Una volta coltivati, i terreni perdono la propria fertilità  non potendo essere sottoposti alla tradizionale rotazione di culture. Il loro destino è l-´abbandono. Il fenomeno dello spietramento sulla Murgia – come testimoniato anche da molte fotografie aeree – è molto diffuso. Dei circa 90mila ettari dell-´area, 60mila sono costituiti da pascoli rocciosi, cespugliati, arborati e garighe. Antonio Savasta, sostituto procuratore del tribunale di Trani, parla di circa «cinquantamila ettari della Murgia spietrati» censiti dal comando provinciale dela Guardia di finanza. Quasi il 90 per cento dei pascoli, dunque, non esisterebbe più. Anche per questo lo spietramento è diventato un caso giudiziario.
Da qualche mese il pm Savasta sta indagando sul fenomeno. Nel luglio scorso scattarono i primi sequestri: 55 ettari di terreni fra Ruvo e Corato furono messi sotto sigilli proprio perché spietrati. Ora l-´inchiesta si è allargata a macchia d-´olio e ha coinvolto un centinaio di persone. Alla base dell-´azione della magistratura c-´è una sentenza del febbraio 2004 della Cassazione che ha sancito l-´illegittimità  di «tutti gli interventi dell-´uomo che mirano a stravolgere l-´ecosistema preesistente nei territori sottoposti ai vincoli delle zps, le zone di protezione speciale». Come spiega Piero Castoro, presidente del centro studi Torre di Nebbia, «lo spietramento insieme con altre attività  dell-´uomo stanno mettendo a serio rischio il falco grillaio, la specie protetta per la quale è stata istituita la zps Murgia Alta». Il realtà  la zps della Murgia al momento è molto traballante. E lo spietramento non ha colpe. La conferenza Stato-Regioni ha appena espresso parere favorevole alla cancellazione del decreto con il quale nel 1996 si definì la tutela dell-´area. Se il ministro dell-´Ambiente, Altero Matteoli, ratificherà  (come appare certo) la volontà  della conferenza, potrebbero annullarsi tutte le azioni penali mosse dalla magistratura in questi anni per salvare la Murgia. Da questa «deregulation» – come la definiscono gli ambientalisti – rimarrebbe però fuori il Parco, che ha norme a sé.
I magistrati non sembrano preoccuparsi. Alla luce anche di un possibile ricorso alla Corte europea, continuano a monitorare la situazione. Che, come nel caso dello spietramento, ha molti aspetti. C-´è lo scempio ambientale, ma esiste anche la speculazione economica: molte delle pietre recuperate dai campi vengono per esempio vendute a caro prezzo. I trulli artificiali o i muretti a secco caratteristici di queste zone sono un must nelle ville della Brianza. Il dissesto idrogeologico provocato dall-´azione dell-´uomo rende però anche il territorio vulnerabile a piene e inondazioni. Ci potrebbe essere pericolo per la gente. «L-´aspetto carsico è stato ormai completamente modificato, da anni è in corso un depauperamento del suolo giunto ormai nella sua fase terminale» spiega, Nicola Amenduni, storico componente del comitato promotore del Parco dell-´Alta Murgia e ora uno dei papabili per un posto nel consiglio di amministrazione della comunità  del Parco. «Venendo meno la carsicità , c-´è un condizionamento enorme della flora e dalla fauna. La Murgia sta perdendo la sua specificità ». In tanti si pongono il problema sviluppo. In tanti pensano al Parco. «Abbiamo tanto voluto il Parco – spiega Amenduni – per realizzare un sistema di sviluppo compatibile per fare venire nelle nostre terre turisti da tutta Italia. Andando avanti di questo passo li ospiteremo nel deserto».