LE FINESTRE ROTTE E I VELENI NEI CAMPI




LE FINESTRE ROTTE E I VELENI NEI CAMPI


Nessuno si sorprenda: gli episodi inquietanti documentati in questi giorni si consumano da anni e da anni sono denunciati da singoli e gruppi impegnati sul territorio. Abusi ed illegalità , di fatto favoriti dalla latitanza di istituzioni pubbliche prodighe di autorizzazioni, quanto parsimoniose nei controlli.


Viene alla mente una teoria semplice ed efficace, nota come Fixing Broken Windows (letteralmente, riparare le finestre rotte), che prende le mosse da un dato empirico: se una cosa ha l’aria di essere stata abbandonata dal proprietario in breve verrà  distrutta. Una casa con una finestra col vetro rotto le avrà  ben presto tutte rotte. Occorre intervenire subito contro il degrado. Ecco, la Murgia, per lungo tempo, ha dato l’impressione di essere stata abbandonata dai suoi “proprietari” (non in senso giusprivatistico). Terra di nessuno sottratta alle regole, territorio per vecchi e nuovi conquistatori senza storia e senza scrupoli, vuoto in un circolo di ambizioni ed interessi personali.


C’è ora da domandarsi: ad una lunga fase caratterizzata da processi di accumulazione individuale della ricchezza e di impoverimento di risorse collettive come ambiente, salute, paesaggio, denaro pubblico, cosa segue? Quali sono i progetti di crescita collettiva previsti? Lo sono i cinque poligoni militari presenti sul territorio? Nel prossimo futuro, il deposito nazionale di scorie radioattive? Ancora la pratica (autorizzata dalla Regione) dello spietramento (la trasformazione, con mezzi industriali, del tradizionale pascolo murgiano in improduttivo seminativo), funzionale al conseguimento di sussidi pubblici e, in alcuni casi, allo spargimento (autorizzato dalla Provincia) di fanghi e prodotti “fertilizzanti” di varia origine e composizione? Gli insediamenti industriali in zone agricole? La realizzazione di un impianto privato di compostaggio (l’astronave, viene chiamato dalle mie parti) autorizzato dalla Provincia di Bari e dalla Regione in un’area coperta da un raro bosco ceduo, a ridosso della strada Altamura-Bari, in un territorio individuato dalla Comunità  Europea come Zona di Protezione Speciale e Sito di Interesse Comunitario?


Se così è, non c’è da stare tranquilli!


Sotto questo profilo, il Parco Nazionale dell’Alta Murgia, di cui da anni se ne ritarda l’istituzione, ha il pregio di essere un progetto che tiene conto, organicamente, di quel tanto di buono che ancora riservano il nostro territorio ed i tredici Comuni interessati: risorse ambientali e umane, prodotti agroalimentari e beni culturali. Non è più un’intuizione culturale di un’elite, ma una risposta necessaria, obbligata e vitale per tutti. Non a caso, ne sono diventati consapevoli, pur con distinguo e riserve, anche coloro che per anni hanno avversato l’idea del parco.


La realtà  è che, sinora, la disseminazione di ogni genere di intervento sembra essere stata governata da una logica estrema ed incomprensibile: una logica crazy che nulla ha a che fare con criteri moderni e razionali di gestire e difendere l’interesse collettivo. Spesso si è in presenza di questioni delicate e particolarmente complesse; ma tale complessità  non può giustificare una qualsivoglia risposta, improvvisata, se non addirittura disinvolta ed interessata. La complessità  delle questioni non legittima né la banalizzazione né la rimozione di problemi seri come quello del diritto alla salute, della tutela dell’ambiente, del diritto dei cittadini a non vedere compromesso il proprio futuro e quello delle generazioni future, del diritto di tutti ad un’adeguata qualità  della vita.


Dove, come, a favore di chi autorizzare la realizzazione di un impianto di compostaggio; dove, come, con quali sistemi di controllo consentire lo spargimento di fanghi e di “fertilizzanti”; dove insediare industrie, discariche, sono decisioni che spettano alla politica e coinvolgono gli interessi di tutti e non solo di chi, su quelle decisioni, desidera fondare, anche legittimamente, le proprie fortune. Certo, la politica è l’arte del possibile, ma è soprattutto l’arte del “crearlo questo possibile”, non di consumarlo e di ridurne sempre più la consistenza e le opportunità .


Il punto centrale di tutta la questione è dunque nella premessa. Prima di tutto c’è un problema di natura generale, un problema di regole che devono essere rispettate da tutti (istituzioni pubbliche ed operatori privati) e che rappresentano quella cornice di garanzie necessarie per trovare un punto di equilibrio nella nostra convivenza e un punto di svolta per la nostra crescita.


Nessuno si sorprenda, dunque. Soprattutto, nessun dorma!


 


Enzo Colonna


(consigliere comunale di Altamura)


enzo@altamura2001.com