GRANELLO DI SABBIA (n°74)

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Indice degli argomenti

Nota di lettura:
“Uomo se nasce e brigante se mora
Ma finu all’ultimu avimm’è lutta
E si murimu jettate nu fiore
E na bestemmia ‘ppe sta libertà “

1 – Povero George
di Luca Zambrella (Webmaster ATTAC Italia – Bologna)
Il controllo sociale, la repressione del dissenso e la guerra permanente e
preventiva come risposta globale al fallimento del sistema economico
neoliberista.

2 – Risoluzione finale dell’assemblea di Cosenza contro la repressione e per
la liberazione immediata di tutti gli arrestati
L’assemblea nazionale promossa dal Cosenza Social Forum e dagli
organizzatori del Forum Sociale Europeo di Firenze lancia ai movimenti ed ai
cittadini italiani la proposta di una mobilitazione nazionale permanente
contro la repressione fino alla liberazione di tutti gli arrestati e il
ristabilimento della verità  sull’aggressione al movimento all’indomani delle
straordinarie giornate di Firenze.

3 – Signor Procuratore
di Luca Tornatore (consiglio nazionale ATTAC Italia)
Le scrivo per avvertirLa di un Reato: si tratta di Sovversione di Incubo
Costituito. Signor Procuratore, Noi, in un mondo di incubi, osiamo sognare
ed è per questo che siamo tutti Sovversivi.

4 – La criminalizzazione secondo Le Monde
di Anne-Francoise Hivert e Patrick Roger (Le Monde)
Sindacalisti e giuristi rilevano una crescente criminalizzazione dell’azione
militante
Traduzione a cura di Umberto Bardella

NOTA BENE Josè Bové et René Diesel sono stati condannati 2 giorni fa a 14
mesi di prigione (che sconteranno tutti) per avere sradicato delle piante
OGM da un campo. Sommate alle pene per avere smontato un McDonald, la
Francia si prepara a mandare in galera il più popolare contestatore
antiliberista transalpino. Tutto il mondo è paese. (la Redazione)

5 – AFL-CIO:”La guerra è l’ultima opzione, non la prima”.
di Chris Kutalik
I sindacati USA aggiungono la propria voce al coro di protesta contro la
guerra.
Traduzione a cura di Daniele Miggino

6 – Se lo dice il Washington Post
Ogni tanto è salutare leggere come la stampa estera racconta l’Italia dell’
era berlusconeide.
CON LE NUOVE LEGGI ITALIANE SVANISCE UN’ERA DI ANTICORRUZIONE
http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/articles/A36991-2002Nov10.html
Segnalazione e traduzione a cura di Camilla Francese (grazie!).

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1 – Povero George
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di Luca Zambrella (Webmaster ATTAC Italia – Bologna)

Il controllo sociale, la repressione del dissenso e la guerra permanente e
preventiva come risposta globale al fallimento del sistema economico
neoliberista.
Il collasso di un sistema che sembra non avere più una fase di espansione
viene nascosto ed evitato (per ora)con la menzogna sistematica nella sfera
del simbolico. A tutta l’opinione pubblica occidentale o per meglio dire a
tutt* le/gli spettatrici/spettatori (perché per default il sud del mondo è
ininfluente) viene “rappresentata” l’attuale situazione politica come uno
scontro tra civiltà  occidentale e civiltà  islamica, come guerra al
terrorismo insomma come un immenso videogioco.
Un videogioco che però produce effetti collaterali reali.
Lo scopo del gioco è di oscurare la realtà  e cioè lo scontro in atto fra la
globalizzazione dei diritti e quella del profitto. Gli effetti collaterali
prodotti sono che l’intera umanità  appare ingabbiata all’interno delle
massime orwelliane (povero George se avesse potuto vedere che a realizzare
le sue profezie è stato il capitalismo neoliberista invece che il comunismo)
“la guerra è pace”, “la libertà  è schiavitù”.
Ma qualche crepa si sta aprendo e un movimento di donne e uomini cerca di
cancellare la menzogna e di ridare un senso alla realtà  e alle cose che
possono aprire spiragli inauditi e inattesi.
Mi appare limitativo considerare la concomitanza degli arresti di Cosenza e
di Andreotti come il fine bipartisan di produrre un attacco politico la
magistratura, perché riforma della giustizia, richiesta di meno regole, meno
burocrazia, meno stato rientrano nel progetto neoliberista di azzerare i
diritti e le regole della pacifica convivenza per dare in mano tutto il
potere politico ed economico all’azienda privata.
Come si evince nettamente dalla militarizzazione del vertice Nato in
svolgimento a Praga.
Usciamo dal videogioco, usciamo dallo schema predefinito, usciamo dalla
menzogna, da questa situazione di commistione sempre più coincidente tra
virtuale e reale di dickiana memoria e portiamo con noi quanta più gente
possibile, finché siamo in tempo.

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2 – Risoluzione finale dell’assemblea di Cosenza contro la repressione e per
la liberazione immediata di tutti gli arrestati
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L’assemblea nazionale promossa dal Cosenza Social Forum e dagli
organizzatori del Forum Sociale Europeo di Firenze lancia ai movimenti ed ai
cittadini italiani la proposta di una mobilitazione nazionale permanente
contro la repressione fino alla liberazione di tutti gli arrestati e il
ristabilimento della verità  sull’aggressione al movimento all’indomani delle
straordinarie giornate di Firenze.
La repressione e la criminalizzazione sono la risposta impaurita all’
esplosione di un nuovo e inarrestabile protagonismo del movimento, che
dimostra una crescita sia nei numeri che nei contenuti.
C’è un tentativo, ormai esplicito, da parte dei potenti della terra di
arrestare la potenziale egemonia culturale e sociale del movimento proprio
nel momento in cui, di nuovo e con sempre più ingiustificata tracotanza, si
prepara la guerra.
Se, fra gli effetti di questi attacchi, c’è l’idea di dividerci, isolarci,
intimorirci, alla vigilia di un autunno di mobilitazione operaie e sociali,
non solo non ci sono riusciti ma siamo sempre più determinati a rilanciare
le ragioni della nostra mobilitazione sociale soprattutto nel sud.
Un sud colpito dalle politiche neoliberiste con disoccupazione crescente,
espulsione operaia, devastazione ambientale, militarizzazione del
territorio.
Per questo il sud si ribella e per questo il movimento qui viene colpito.
Su questo rilanciamo la nostra iniziativa nei prossimi mesi, invitando tutti
i cittadini ad essere con noi per una campagna permanente fino a quando
saranno “LIBERE TUTTE E LIBERI TUTTI”, anche a sostegno delle rivendicazioni
generali delle detenute e dei detenuti, e per la battaglia per una radicale
provvedimento di riduzione delle pene.
Chiediamo:
1. la liberazione di tutti i compagni arrestati;
2. l’abolizione dei reati di opinione e associativi (270 e 270 bis, 0, 0);
3. le dimissioni di De Gennaro, l’apertura di un’inchiesta formale sui Ros
e chiediamo di sapere la verità  sulla gestione dell’ordine pubblico a Napoli
e Genova.

Proponiamo di lavorare ad una grande assemblea per quel sud ribelle che è
oggi il movimento meridionale, da tenersi a Cosenza nel più breve tempo
possibile, rafforzandone il percorso di preparazione con la mobilitazione a
sostegno della condizione operaia, contro la precarietà  e la disoccupazione,
per la tutela ambientale, per un’equa redistribuzione della ricchezza
sociale, per l’accoglienza e l’integrazione dei migranti.
Prepariamo insieme la grande mobilitazione contro la guerra a partire dalla
manifestazione nazionale contro i centri di detenzione preventiva a Torino
del 30 novembre, impegno di tutti e di tutti.
Cosenza, 22 novembre 2002 ore 19:45

Assemblea nazionale promossa dal Cosenza Social Forum e dalle realtà  e
soggetti organizzatori del Forum Sociale Europeo di Firenze

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3 – Signor Procuratore
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di Luca Tornatore (consiglio nazionale ATTAC Italia)

Le scrivo per avvertirLa di un Reato: si tratta di Sovversione di Incubo
Costituito.
Signor Procuratore, Noi, in un mondo di incubi, osiamo sognare ed è per
questo che siamo tutti Sovversivi.
Un sogno che osa vivere e’ gia’ una vittoria, e non ce la faremo scippare
mai: continueremo a sognare.
Signor procuratore, non per sentimento ma forse per cultura, Lei sa che Noi,
i Cittadini, viviamo per calpestare i Re: ogni vero Cittadino e’ Sovversivo.
E’ naturale, Signor Procuratore: si rassegni, e’ la Storia dei Popoli.
Ha visto quanti siamo: siamo tantissimi, siamo diversi, siamo belli, siamo
allegri: probabilmente Lei non capisce nemmeno. Voi siete circondati.
Chiamate l’esercito, chiamate i servizi, chiamate la Mano Invisibile del
Mercato: noi, l’ha letto nell’autodenuncia delle compagne e dei compagni di
Ferrara, abbiamo la Kriptonite. Non ci fermerete, perche’ siamo della
materia di cui sono fatti i sogni.
Lei ricorre alla legge fascista. Allora Noi tutti siamo illegali.
Lei ricorre alla legge terrorista. Allora noi tutti ce la ridiamo: non ci
terrorizzate.
Ma Noi sappiamo che la Legge non e’ questa. Fu scritta da Uomini e Donne
migliori di Lei. Non e’ perfetta, ne’ finita. Noi, i Cittadini, siamo
Sovversivi in Movimento verso la perfezione che non arrivera’ mai, perche’
ogni conquista del pensiero oltrepassa la legge che c’e’
Signor Procuratore, Noi siamo Sovversivi del Vostro incubo costituito da
oppressione, repressione, sfruttamento. Siamo Sovversivi del vostro
Commercio che calpesta la Dignita’ delle donne e degli uomini, del vostro
Profitto che non conosce etica e distrugge il pianeta, del vostro diritto
che non conosce Diritti ne’ liberta’.
Il Cittadino reagisce all’ingiustizia.
La violenza e’ vostra, e’ alla radice del vostro incubo. Basta che Vi
guardiate intorno: vostre sono le guerre, i milioni di morti, le mine, gli
embarghi, che uccidono gli innocenti, i bambini. Vostra la violenza della
polizia che assale, picchia e arresta tutti, chi con le mani alzate, chi
nemmeno si difende.
Noi non siamo violenti, Signor Procuratore, proprio perche’ siamo sovversivi
del vostro ordine che si fonda sulla violenza. Alle volte ci difendiamo:
cosa vuole, ci deve capire.
Lei e i Carabinieri dite che in questo paese democratico non si può fare
opposizione politica, perche’ e’ contro l’attivita’ di governo. Che non puo’
esistere un movimento sociale, perché è propaganda sovversiva. Che non si
puo’ pensare, immaginare, praticare un ordinamento economico differente,
piu’ giusto, piu’ solidale, con diritti garantiti per tutte e tutti. Oppure,
che sia l’arresto, per cospirazione.
Signor Procuratore, a questo proposito avremmo una storia da raccontarLe.
L’inizio e’ che noi viviamo in un mondo … tuttavia, Noi sogniamo anche un
mondo.
Noi vogliamo un mondo. Noi ci appassioniamo al mondo.
E’ una Storia di sogni, di idee e di entusiasmi.
Non è una storia di donne e uomini che vogliono produrre, ma costruire.
Non consumare o usufruire, ma gustare e partecipare.
Ci piace credere che il Mondo dipende anche, soprattutto da Noi.
Sono in troppi ad aver perso la voglia di osare, di provare, di
meravigliarsi senza che tutto debba essere solo in cifre e in colonne nel
bilancio di un mondo che vuole essere piu’ ricco di cose, ma non di
emozioni,
di spazi, ma non di prospettive, di spinte, ma non di slanci,
di idee grandi, ma non anche fantastiche.
Un bilancio che non vogliamo, che non amiamo, che non condividiamo: perché è
in perdita di troppe voci.
Non dubitiamo delle difficolta’, ma nemmeno delle possibilità .
Se volete, ci sono anche i numeri e i documenti, perché non siamo sciocchi e
sappiamo che per costruire sono necessari anche quelli.
Però crediamo senz’altro che quelli, da soli, non camminano e portano solo
ad altri numeri e ad altri documenti, non ad altri entusiasmi e ad altre
idee, ad altri sorrisi e a nuovi sogni.
E noi proprio questo raccontiamo, per farvi capire cosa, secondo noi, Voi
tentate di speronare.
Glielo ripetiamo, che capisca bene: Noi siamo Sovversivi, e coscienti di
esserlo. Noi tutti disobbediamo ai limiti della legge, a cio’ che c’e’ di
ingiusto. Disobbediamo e lo diciamo, lo rivendichiamo: possiamo sbagliarci,
ma e’ perche’ sogniamo in grande. E poi, forse per cultura lo sa,
l’Obbedienza non e’ piu’ una virtu’.
Facciamo anche di piu’: miriamo a sovvertire l’ingiustizia.
Non certo per sentimento, ma forse per cultura, Lei sapra’ che i problemi
del mondo sono di tutti: sortirne insieme e’ la Politica. La Politica e’
anche conflitto, di idee, di piazza. Ma i nostri mezzi sono migliori dei
vostri: sono le idee, lo sciopero, il voto, gli atti dimostrativi pagati di
persona.
Voi non sapete rispondere. Siete immobili.
Un’altra cosa. Alcuni criticheranno il nostro linguaggio di questi giorni.
Diranno che generalizziamo, che ce la prendiamo con ‘Loro’. i
cattivi-che-governano-il-mondo. Sono d’accordo, e’ un concetto nebuloso. E’
proprio questo il punto. ‘Loro’ sono nebulosi.
Qualcuno passa il suo tempo ad ascoltare le nostre telefonate, a leggere le
nostre e-mail, a seguire i nostri passi, i nostri percorsi politici (il
legame con i lavoratori, con i sindacati… non dira’ che non se n’erano
accorti?)
Qualcuno, sapendo benissimo quello che fa, e’ pronto a pestarci nelle
piazze, a torturarci nelle caserme.. a ucciderci.
Qualcuno e’ pronto a svendere la nostra dignita’ di cittadini,a sfruttare il
nostro tempo di lavoratori.
Qualcuno e’ pronto a bombardare gli innocenti, o perche’ conosce la
geopolitica economica, o perche’ crede che l’obbedienza sia una virtu’.
Qualcuno.. qualcuno chi, Signor Procuratore? noi non lo sappiamo. I qualcuno
di genova non vengono fuori nelle piazze come facciamo noi, a volto
scoperto. I qualcuno delle stragi e delle guerre nemmeno.
Dicendo ‘loro’, questo vogliamo dire: la nostra indignazione per chi si
nasconde nelle pieghe dello Stato e delle Istituzioni. Dicendo ‘loro’, un
po’ riconosciamo il ‘noi’.
Noi ragioniamo molto, voi lo sapete perche’ e’ per questo che ci
incriminate. Sapete dove trovare le nostre idee, i nostri ragionamenti.
Pero’ ora vogliamo gridare forte, con la pancia, con la passione, perche’
siamo vivi.
Lei, Signor Giudice, se crede fermamente che la Legge non si muove, che la
Sovversione dei Cittadini sia un delitto, che il nostro creare e ricreare la
Cittadinanza sia un crimine, Lei ci dovrebbe comminare il massimo della
pena, perche’ Noi siamo Sovversivi per passione, per razionalita’, per
scelta, non per caso. Non abbiamo attenuanti.
Ma la Legge, quella che gia’ c’e’, non sta da questa parte, e Lei dovra’
liberare le donne e gli uomini imprigionati.
Signor Procuratore, SIgnor Giudice, se potete, se ne siete capaci: sogni
d’oro.

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4 – La criminalizzazione secondo Le Monde
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Sindacalisti e giuristi rilevano una crescente criminalizzazione dell’azione
militante

di Anne-Francoise Hivert e Patrick Roger

Attac lancia una campagna per denunciare un aumento delle azioni
giudiziarie: le iniziative contro il gruppo No Border ne sono l’ultimo
esempio. Secondo gli specialisti, questa evoluzione, iniziata una decina di
anni fa, potrebbe subire un’accelerata con l’attuale discorso della
“fermezza”.
I problemi con la giustizia dei militanti antimondializzazione No Border
sono il segno di un inasprimento dell’arsenale giudiziario contro il
“movimento sociale”? Esprimono un’accresciuta volontà  di criminalizzare
l’azione militante? Sono molti i responsabili sindacali e delle associazioni
che lo pensano, come dimostra l’iniziativa di ATTAC di lanciare un
“movimento di opinione” a favore dei militanti incriminati.

A questa iniziativa non è estranea il recente inserimento di Bové nel
Collegio dei Fondatori di Attac.
Il portavoce della “Confédération paysanne”, uscito di prigione lo scorso 1°
agosto dopo aver scontato i 44 giorni inflittigli per l’azione condotta
nell’agosto 1999 contro il McDonald’s di Millau, invoca la “legittimità 
della trasgressione della legge in caso di necessità “. E’ deciso a non
lasciar “imbavagliare il movimento sociale”.
Bové, del resto, dovrà  ripresentarsi il 17 settembre al tribunale di Foix in
compagnia di altre otto persone accusate di aver falciato un campo di colza
transgenica nell’aprile 2001.

Le caute prese di posizione di alcune personalità  di Attac sulle denunce
contro manifestanti anti-Ogm da una parte, e militanti antiglobalizzazione
dall’altra, soprattutto dopo il vertice di Genova del luglio 2001, avevano
suscitato critiche all’interno stesso del movimento .Attac, stavolta, si
schiera con il fronte di coloro che sono preoccupati per le minacce che “il
collegamento tra lotta sindacale e criminalità  comune” fa pesare sulle
libertà  pubbliche: un fatto già  denunciato da numerosi responsabili
sindacali e politici dopo la condanna, il 25 luglio scorso, del segretario
generale della struttura locale della CGT di Cherbourg.

Alain Hébert era accusato di aver “colpito un gendarme” il 26 giugno, nel
corso di una manifestazione contro la chiusura dell’ospedale cittadino. Il
dirigente sindacale, che si è sempre dichiarato innocente si è visto
condannare a sei mesi di prigione, di cui uno da scontare in carcere. Il
comitato di sostegno, nel quale figurano Olivier Besancenot (LCR),
Marie-George Buffet (PCF), Harlem Désir (PS) e Arlette Laguiller (LO), si
era allora pronunciato contro la “criminalizzazione” dell’azione militante.

Il caso di Hébert non è isolato: venti dipendenti del gruppo PPR
(Pinault-Printemps-La Redoute), tra i quali 17 della Fnac e tre de La
Redoute, hanno ricevuto a luglio una citazione per comparire il 9 settembre
dinanzi al tribunale penale di Parigi. I fatti risalgono alla primavera
scorsa, quando uno sciopero per motivi salariali e contro le diseguaglianze
sociali ha colpito per parecchie settimane i negozi della Fnac. I venti
convocati – tra i quali figurano delegati della SUD e della CGT – sono
sotto inchiesta per aver fatto parte di un gruppo di manifestanti che il 19
marzo sono entrati nella sede della PPR per esigere la riapertura delle
trattative. Alcuni di loro sono accusati, oltre che di “invasione di locali
privati”, anche di “distruzione di beni”. Secondo Gaelle Créac’h, delegata
SUD della Fnac di Parigi, anche lei convocata, non è altro che una “volontà 
intimidatoria”. Una petizione a difesa di loro diritti è appena stata
firmata.

Da parte delle principali confederazioni sindacali, per ora non ci si
sbilancia in giudizi frettolosi su un appesantimento della repressione
antisindacale. “Non è un fenomeno nuovo” fa notare la CGT, che – senza
ritornare ai “dieci di Renault”, che per la CGT e il PCF erano diventati un
simbolo negli anni 80 – ricorda il caso di Michel Beurier. Il segretario
provinciale della CGT di Puy-de-Dome era stato condannato a due mesi di
prigione col benefico della condizionale, nel marzo 1999 (pena confermata in
appello) per essere stato implicato in uno scontro durante la presentazione
dinanzi al tribunale di un giovane sans-papier. La CFDT, dal canto suo,
sostiene che questa procedure sono parte del processo di “criminalizzazione”
crescente della vita sociale”.

La tendenza alla criminalizzazione dell’azione militante daterebbe
all’inizio degli anni ’90, “anche se il problema si è sempre più
sviluppato”, sostiene René Moriaux, direttore della ricerca al CNRS. Secondo
Laurent Giuilloteau, membro di “Agir ensemble contre le Chomage” (AC!)(Agire
insieme contro la disoccupazione), la svolta si sarebbe verificata con
l’emergere di nuove forme di mobilitazione: movimento dei sans-papier,
scioperi, no-global. “Il governo ha scelto la strada più facile – afferma
Guilloteau -, quella della repressione”.

Così, di fronte a una mobilitazione, la procedura giudiziaria diviene quasi
sistematica. Inizia di solito dopo l’intervento della polizia, che la
giutifica, secondo Guilloteau. I poliziotti fermano, provvedono
all’incarcerazione provvisoria per “oltraggio e ribellione”, “ostacolo alla
circolazione”, “furto di documenti amministrativi” o “distruzione di
raccolti in gruppo”, e immediatamente iniziano le convocazioni in
tribunale, come è successo a Strasburgo nel caso dei No Border. La
costituzione di parte civile è sempre più frequente e “il giudice ha la
tendenza di credere alla parola dei poliziotti più che a quella dei
manifestanti” continua Guilloteau.

La stessa tendenza si nota all’interno delle imprese. I primi ad essere
colpiti sono i rappresentanti sindacali, che diventano “oggetto di minacce
di rappresaglie da parte dei loro padroni”, spiega l’avvocato Roger Koskas,
specialista di diritto sociale. I datori di lavoro utilizzano accuse di
“diffamazione” o “insulti”, “comprese espressioni usate in riunione a porte
chiuse”, precisa Koskas.

Secondo Arnaud Lyon-Caen, avvocato alla Corte di Cassazione, “l’attuale
discorso tutto puntato sulla sicurezza, con tutto ciò che implica come
“forma mentis”, non può che portare all’accrescimento della
criminalizzazione dei movimenti sociali”. Moriaux spiega anche che “la
cultura del sospetto, la concezione dell’ordine e il clima sociale
contemporaneo, che assomiglia un po’ a quello di Vichy” gli fanno temere un
irrigidimento del governo, aggiungendo che, “con la copertura di autorità 
dello Stato, si sviluppa una propensione a trovare dei colpevoli e a
risolvere i problemi sociali utilizzando la via giudiziaria”.

Le monde mercoledì 28 agosto 2002

Traduzione a cura di Umberto Bardella

NOTA BENE Josè Bové et René Diesel sono stati condannati 2 giorni fa a 14
mesi di prigione (che sconteranno tutti) per avere sradicato delle piante
OGM da un campo. Sommate alle pene per avere smontato un McDonald, la
Francia si prepara a mandare in galera il più popolare contestatore
antiliberista transalpino. Tutto il mondo è paese. (la Redazione)

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5 – AFL-CIO:”La guerra è l’ultima opzione, non la prima”.
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di Chris Kutalik

I sindacati USA aggiungono la propria voce al coro di protesta contro la
guerra.

Subito dopo gli eventi dell’11 settembre molti dirigenti di sindacato
americano e molti lavoratori si schierarono in favore della guerra al
terrorismo. Il consenso alla guerra rimase relativamente alto nell’opinione
pubblica anche quando l’esercito americano ha intrapreso una rapida azione
militare in Afghanistan.
Ma tale consenso ha cominciato ad incrinarsi sul tema dell’allargamento del
fronte di intervento. Nei mesi scorsi un numero sempre crescente di
federazione statli, consigli esecutivi, sindacati locali, gruppi sorti ad
hoc contro la guerra, ed altri gruppi di lavoratori si sono aggiunti al
fronte di opposizione ad una nuova guerra in Iraq.
Il 7 ottobre John Sweeney, presidente dell’AFL-CIO, ha scritto al Congresso
una lettera sul tema dell’Iraq. La lettera di Sweeney sembra considerare le
istanze del Congresso, pur tentando una lettura alternativa delle questioni
toccate; scrive, per esempio, “l’America ha senza dubbio il diritto di agire
unilateralmente, se ciò è necessario per la protezione degli interessi
nazionali, ma l’AFL-CIO è fermamente convinta del fatto che questi interessi
siano maggiormente protetti da azioni multilaterali. Ma la lettera muta i
toni a proposito della guerra: “Dobbiamo assicurare ai figli e alle figlie
delle famiglie dei lavoratori americani che, fra i metodi per risolvere il
conflitto, la guerra non sta al primo posto, ma all’ultimo, prima di
chiedere loro di mettere a repantaglio la propria vita per proteggere la
nostra” dice Sweeney. Egli pone, inoltre, delle domande sulla foga di Bush:
“A molti di noi sembra che l’improvvisa urgenza di una risoluzione di pace o
di guerra, inesistente fino a un mese fa, sia dovuta più ad esigenze di
calendario politico che alla situaizone in Iraq. Appare contraddittorio che
non vi sia una simile urgenza di azione nei confronti della crisi economica,
che sta mettendo in grave difficoltà  moltissimi dei nostri concittadini”.

GLI INTERESSI PRINCIPALI DEI LAVORATORI
Il consiglio esecutivo del Local 1199/SEIU, New York’s Health and Human
Services union (Il sindacato della sanità  e dei servizi di New York) si è
espresso più decisamente il 4 ottobre:”le famiglie dei lavoratori americani
hanno particolare intersse che un’altra guerra sia evitata”.
Local 1199 rappresenta circa 220.000 lavoratori del settore sanitario di New
York. Il sindacato spinge i lavoratori a contattare il Congresso e ad
organizzare manifestazioni contro la guerra.
Local 1199 evidenzia la propria tradizione anti bellicistica: “Il nostro
sindacato fu uno dei primi ad opporsi alla guerra del Vietnam, esprimendo da
solo l’opinione che divenne punto di vista della maggioranza quando la
catastrofe cominciò a rivelarsi, e adesso abbiamo la possibilità  di
impedire, che un altra catastrofe cominci”.
Essi mettono in evidenza il contrasto tra il peggioramento delle condizioni
economiche dei lavoratori con il recente irrobustimento del budget militare.
la critica punta l’indice sul fatto che un numero crescente di americani sia
rimasto senza assicurazione sanitaria (una stima afferma che siano 41
milioni di persone), mentre l’Amministraizone Bush ha aumentato la spesa
militare di 45 miliardi di dollari nel 2002. Il sindacato imputa a questa
svolta militarista, insieme con i tagli delle tasse per i più abbienti, il
prosciugamento dei fondi per “occupazione, sanità , educazione, ed altri
bisogni essenziali”. Il discorso, poi, travalica i temi di politica interna
e critica l’Amministrazione Bush anche per ciò che riguarda la nuova
dottrina della “guerra preventiva”, affermando che “questa dottrina
metterebbe il mondo in una situazione di anarchia internazionale”. Il
discorso è stato riportato in un articolo a tutta pagina sulle colonne del
New York Times del 10 ottobre, firmato dal presidente dell’1199, Dennis
Rivera.
Il consiglio nazionale della “California Federation of Teachers”
(Federazione californiana degli insegnanti) il 21 settembre ha presentato
una risoluzione dai toni simili a quella dell’1199. Il CFT, che rappresenta
quasi 100.000 insegnanti, afferma di opporsi “strenuamente” alla guerra, e
richiama i suoi membri a “mobilitarsi nelle organizzazioni che lavorano per
fermare la marcia dell’Amministrazione Bush verso la guerra”.
La risoluzione nota che una guerra “darebbe forza a un’amministrazione che
ha ristretto le libertà  civili dei propri cittadini”.
Altre organizzazioni sindacali nazionali, statali e regionali come la
Washigton State Labour Council, la United Electrical Workers, la New Mexico
Carpenters, Winsconsin SEIU, Pride at Work e molte altre, si sono opposte
alla guerra nei due mesi scorsi, sia nella West Coast che nello stato di New
York.

DAI DOCKS ALL’IRAQ
Molte risoluzioni di sindacati contro la guerra hanno collegato le mosse
della politica estera di Bush con le sue mosse interne contro i sindacati.
Una risoluzione del 10 settembre di Longshore (ILWU) Local 10 afferma che il
presidente Bush utilizza le ragioni della sicurezza nazionale sia per minare
i negoziati per i contratti sindacali che per “reclutare i sindacati nella
corsa alla guerra fatta in onore delle compagnie petrolifere”.
Il consiglio centrale del sindacato di Albany afferma con la stessa
decisione che “la corsa alla guerra dell’Amministrazione Bush ha una
componente interna” che minaccia “di muovere contro l’ILWU come un
grimaldello per scardinare l’intero movimento dei lavoratori”. Nell’area di
Detroit, la locale Area Postal Workers 480-481 ha stampato un editoriale
contro la guerra, sostenendo lo slogan “niente sangue per il petrolio”.
“Questa guerra è fatta per meri interessi personali, per il petrolio.
Numerose fonti rivelano che le persone volute da Bush al potere in Iraq
lascerebbero le più grandi riserve di petrolio nelle mani delle compagnie
americane. Queste ragioni, oltre ad un desiderio di dominio politico ed
economico sulla regione, sono i reali motivi della guerra voluta da Bush.
“Ditemi, quand’è stata l’ultima volta che una compagnia petrolifera vi ha
fatto un favore? Non sono quelle stesse compagnie che hanno raddoppiato il
presso della benzina senza alcuna vergogna, dopo l’11 settembre? I nostri
fratelli, le nostre sorelle, i figli e i colleghi dovrebbero dunque morire
per i loro profitti?”.

Traduzione a cura di Daniele Miggino

[vedi la lettera di Sweeney al Congresso su www.aflcio.org, sotto
“Testimony”]

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6 – Se lo dice il Washington Post
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Ogni tanto è salutare leggere come la stampa estera racconta l’Italia dell’
era berlusconeide.

http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/articles/A36991-2002Nov10.html

CON LE NUOVE LEGGI ITALIANE SVANISCE UN’ERA DI ANTICORRUZ