di Paolo Flores d’Arcais
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Perciò, il 14 settembre, esattamente tra un mese, da tutta Italia la società civile scenderà in piazza a Roma per dire no alla ignobile legge Cirami che vuole consentire agli imputati “eccellenti”? di scegliersi il tribunale che preferiscono. O più esattamente: che intende consentire agli imputati che se lo possono permettere – per gravità dei reati e per dovizia di avvocati — di dar vita a un indecoroso “gioco dell’oca”? giudiziario, con cui rifiutare un tribunale dopo l’altro, fino alle calende greche dell’impunità per prescrizione.
Per una legge del genere la Casa delle impunità sta imponendo al parlamento tempi da Schumacker, per le necessarie riforme della giustizia (o altri problemi altrettanto urgenti), invece, tempi biblici o la più assoluta latitanza.
Quella del 14 settembre, tra un mese appena, sarà una manifestazione spontanea, chiesta a gran voce da quelle migliaia di persone che il 31 luglio si sono ritrovate a gridare “vergogna!”? di fronte a un Senato che faceva a pezzi lo Stato di diritto, e a nome loro annunciata pubblicamente da Nanni Moretti.
Una manifestazione, quella del 14 settembre, che vuole salutare a Roma almeno centomila cittadini. Un obiettivo un po’ folle, certamente, dato il carattere assolutamente non-organizzato delle “forze”? che hanno lanciato questa sfida. Ma un obiettivo irrinunciabile, se vogliamo che l’indignazione contro lo squadrismo governativo in doppiopetto, che intende rovesciare l’illegalità in “legalità ”?, si trasformi in forza concreta, vale a dire nella concreta possibilità , per ogni cittadino democratico, di contare nella vita politica, di esercitare potere politico, e di restituire con ciò alla parola “politica”? la sua dignità .
A organizzare questa manifestazione non sarà nessuno. Non sarà , cioé, nessuna organizzazione. Sarà ciascuno di noi. Da ciascuno di noi, singolarmente preso, dal suo impegno, dalla sua passione civile, dalla sua pazienza e tenacia organizzativa, dipenderà la riuscita o meno della giornata del 14 settembre. Abbiamo a disposizione solo mezzi poverissimi e artigianali, ma proprio per questo possiamo dimostrare una volta di più – triplicando il Palavobis – che si può fare politica, in prima persona, anche con risorse limitatissime.
Credo che in molti lo stiano già facendo. Sulla base dei primi scambi di informazioni, provo a riassumere le molte attività con cui si può già lavorare alla riuscita della manifestazione:
telefono, e-mail, “messaggini”?, restano strumenti fondamentali di un tam tam personale che annunci e promuova la manifestazione.
chiunque abbia già deciso di andare a Roma in automobile, e abbia posti disponibili, può trovare il modo di comunicarlo.
piccoli gruppi di amici, o anche singoli, possono farsi promotori di un pullman, stabilire subito i contatti per affittarlo, comunicarlo nella propria città o nel proprio quartiere. Con i seguenti strumenti:
ogni luogo dove esistano cittadini democratici organizzati, dal sindacato alle parrocchie, dalla Lega ambiente all’Arci, dai boy scout ai circoli sportivi, e naturalmente dai partiti alle loro sezioni giovanili, costituisce un momento privilegiato per annunciare e promuovere la manifestazione, e anzi per organizzarla insieme, per dar vita a un pullman.
ogni festa dell’Unità , ogni concerto, ogni rappresentazione teatrale, può costituire analoga occasione, per promuovere un pullman, per invitare alla manifestazione, per mobilitare nuove energie.
ciascuno può utilizzando le rubriche delle lettere nei quotidiani per promuovere la manifestazione, e può tentare di utilizzare allo stesso scopo le radio locali.
fare un volantino al computer, scrivendo quattro volte il testo su un foglio A4 (formato stndard), fotocopiarlo e poi dividerlo in quattro, significa avere migliaia di volantini ad un costo irrisorio e con una tecnica alla portata di tutti.
organizzandosi, ogni associazione, ogni gruppo,ogni pullman, preparerà le proprie bandiere, gli striscioni, i cartelli, le caricature, i pupazzi, con cui animare la manifestazione di Roma.
Ciascuno di noi, insomma, può concretamente essere un “opinion leader”? per realizzare questo appuntamento un po’ folle ma più che mai necessario.
Anche perché non potremo certo contare su una informazione televisiva (che pure sarebbe doverosa se solo rispettasse la regola dell’imparzialità ), che ormai é divenuta quasi sistematicamente disinformazione. La nostra “televisione”? dovremo essere solo noi, ciascuno di noi con quei poverissimi strumenti di comunicazione sopra ricordati. Ma questo moltiplica il significato della manifestazione di Roma, in positivo o innegativo, sia se riesce sia se fallisce: nel primo caso dimostrerà che il monopolio televisivo totalitario – pur costituendo un vulnus irrimediabile alla democrazia – non é in grado di far tacere l’indignazione e la coscienza civile, la sua capacità di lotta, rendendo concreta la speranza di future e non lontane vittorie istituzionali ed elettorali.
La manifestazione nazionale del 14 settembre a Roma costituirà solo l’inizio di una prolungata battaglia democratica. All’impegno civile nelle piazze (un diritto garantito dalla Costituzione, un esercizio di democrazia altrettanto essenziale che la libertà di voto) si accompagnerà a Montecitorio un ostruzonismo parlamentare a 360 gradi, che si eserciterà su tutti i provvedimenti dello schieramento governativo ed utilizzando tutti gli strumenti che la legge e i regolamenti mettono a disposizione, fino a che l’ignobile legge Cirami non venga ritirata: lo ha solennemente confermato proprio su queste pagine l’on. Violante, capogruppo dei Ds. Questo solenne proposito di paralizzare i lavori del parlamento proprio per costringere il governo a restituire a questa istituzione la sua funzione democratica, il suo onore, il suo prestigio, renderanno possibile un circolo virtuoso democratico tra parlamento e società civile, una sinergia che offrirà ai partiti di opposizione l’occasione per aprirsi di nuovo ai cittadini.
Ma la manifestazone del 14 settembre a Roma costituirà solo l’inizio di una stagione di lotte democratiche anche perché il governo Berlusconi é fermamente intenzionato ad imporre altri provvedimenti vergognosi: dalla restaurazione del privilegio dell’immunità per i parlamentari, al vergognoso sfascio programmatico della sanità pubblica e della pubblica istruzione. Dunque, sarà necessario pensare ad una serie di referendum per abrogare le principali leggi-vergogna già approvate o che il governo riuscirà nel prossimo futuro ad imporre. Insieme al referendum contro le modifiche all’art. 18 dello Statuto dei lavoratori, già annuciato da Sergio Cofferati se il governo non farà , su questo tema, marcia indietro (e dispiace, in proposito, che Rifondazione comunista, avendo promosso un diverso referendum sullo stesso tema, rischi di alimentare confusioni e quindi rischi di sconfitte).
Una inevitabile stagione di referendum, dunque, per i quali raccogliere le firme nel 2003 e votare nel 2004. E in ottobre il nuovo sciopero generale indetto dalla Cgil, che accanto ai lavoratori in lotta per difendere la dignità e la sicurezza del posto di lavoro, vedrà tutta la società civile democratica, consapevole che diritti dei lavoratori e diritti civili sono due facce di una stessa medaglia democratica.
A partire dalla manifestazione del 14 settembre a Roma, é necessario e possibile coinvolgere in questa prolungata lotta democratica anche tanti, tantissimi cittadini che alle scorse elezioni hanno votato per Berlusconi e i suoi alleati, convinti davvero che il suo governo avrebbe diminuito le tasse, dato slancio alla produzione, modernizzato l’amministrazione pubblica, razionalizzato la giustizia abbreviandone i tempi, ecc. E che ormai sono costretti a constatare come Berlusconi si impegni davvero e senza risparmio solo quando sono in gioco gli interessi personali (spesso inconfessabili) suoi e di un ristretto manipolo di amici e sodali.
Del resto, tutti i temi che Palavobis e girotondi (ma anche lotte operaie e sindacali) hanno imposto nei mesi scorsi all’attenzone del paese, non riguardano affatto solo la sinistra. Prescindono, anzi, dalle scelte ideali o ideologiche di sinistra, di centro, di destra (almeno per il senso che queste parole hanno in Europa e fiananco negli Stati Uniti). Riguardano i diritti (e i doveri) elementari di ogni cittadino in una demcorazia liberale, inuno Stato di diritto. Sotto questo profilo, é fuorviante descrivere Berlusconi come un uomo di destra: di destra é certamente Bush, che tuttavia, di fronte alla crisi di fiducia che scuote la borsa per le malversazioni dei manager, porta la pena massima per il falso in bilancio a 25 (non é un errore: venticinque!) anni di carcere. Da noi, invece, chi non applaude totale depenalizzazione di fatto di questo reato é accusato, dalla Casa delle impunità e daille sue cheerleader mediatiche, di giustizialismo giacobino. Casa delle impunità , dunque, che é anche Casa delle menzogne ma infine, con questi ritornelli, Casa del ridicolo.
Ecco alcuni motivi per i quali la manifestazione del 14 settembre a Roma deve riuscire, magari anche un poco al di là nostri già “folli”? obiettivi, grazie al lavoro infaticabile di ciascuno nelle prossime settimane. Perché ne va della democrazia e delle libertà comuni, del futuro prossimo di tutti i cittadini di questo paese.
PER PARTECIPARE: per tutte le informazioni sulla manifestazione e su come contribuire ad organizzarla, fare riferimento al sito www.manipulite.it
Paolo Flores d’Arcais
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