“la Repubblica – Bari” del 15 agosto 2002
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ALTA MURGIA, ECCO CHI NON VUOLE QUEL PARCO
All’inizio fu la marcia per la pace Gravina Altamura del 1985 che voleva preservare l’Altamurgia come terra di pace contro i poligoni militari e i depositi di scorie nucleari, rivendicandone il ruolo agrosilvopastorale. Quella meravigliosa esperienza – cui parteciparono anche i Vescovi di Terra di Bari con don Tonino Bello – venne ripetuta nel 1987 imponendo una proposta che nel suo insieme era di enorme valore storico culturale e prefigurava l’attivazione di un processo sociale ed economico tendende a far uscire la murgia dal degrado e dalla ‘marginalità ‘. Era la proposta della costruzione del primo Parco rurale d’Italia: parco che in seguito – prima con la 394/91 (legge quadro sulle aree protette) viene inserito tra le aree di reperimento e poi proposto dall’allora Ministro dell’Ambiente, Edo Ronchi, con la legge 426/98 (nuovi interventi in campo ambientale) – e che assumerà la dizione di parco nazionale dell’Alta Murgia.
Era il tentativo, l’unico possibile, di sottrarre un ingente patrimonio naturale alla continua devastazione cui la Murgia è stata sottoposta: ricettacolo di rifiuti e reflui industriali, con i muretti a secco distrutti, continui furti di trulli e ulivi, con un immenso prato di pietra ‘scarificato’ nella sua singolarità da potenti mezzi frantumatori. Nonostante questo continuo e perdurante saccheggio, la Murgia ha reagito regalando, proprio alla città di Altamura, preziosi tesori archeologici: l’uomo carsico e le orme dei dinosauri.
Molti si erano illusi credendo che queste scoperte – avvenute un po’ per caso, un po’ per la passione dei giovani del Centro Altamurano Ricerche Speleologiche – avrebbero convinto i più refrattari oppositori sull’opportunità che deriva da un parco naturale unitamente ai giacimenti archeologici, storici e architettonici che la Murgia possiede.
Sono passati quasi cinque anni dalla legge che ne prevede l’istituzione. Quindici anni, invece, da quando la proposta venne elaborata dal centro studi Torre di Nebbia di Altamura e da altre sensibilità ambientali. Si é manifestato in tutti questi anni sulla murgia quello spirito di partecipazione democratica, introvabile altrove, nelle fasi di elaborazione della proposta del Parco che ha trovato poi giusta collocazione nelle leggi successive. Ed è singolare e anomalo come gli amministratori di una città , quella di Altamura, culla della proposta di questo grandioso progetto di costruzione collettiva, abbiano in tutti questi anni boicottato, impedito, evitato la nascita del parco nazionale. Ultimo, il tergiversare continuo e le richieste di un ulteriori approfondimenti (su cosa?) degli attuali amministratori del Comune di Altamura che offrono così una improbabile sponda alla Regione che certo non brilla per iniziativa e decisione sulla vicenda parco.
La proposta di costruzione del parco nazionale dell’Alta Murgia ha raccolto nei suoi quindici anni di storia, continue e reiterate adesioni di associazioni di categoria, ambientaliste, imprenditoriali. Cosi come le adesioni del mondo politico e amministrativo dei Comuni della Murgia tanto di destra, che di centro e di sinistra. Per anni l’impraticabilità dell’istituzione del Parco nazionale veniva fatta ricadere sulla gestione della Giunta Plotino e sulla imperante trasversalità degli interessi che in quegli anni avevano avuto facile gioco. Quegli stessi interessi sono ancora oggi – con una giunta di centrosinistra – di traverso al possibile pronunciamento finale sulla vicenda parco.
Prima poche frange di agricoltori cui non è stata fornita una corretta informazione, ora gli accordi della Legge Regionale 34 con i neoimprenditori che vogliono disarticolare una corretta e indispensabile gestione urbanistica del territorio. Quello che è difficile comprendere é la tattica del rinvio sine die da parte della Giunta altamurana che continua irresponsabilmente a confondere l’adesione al parco con atti amministrativi di altra natura ed importanza come gli accordi di programma previsti dalla famigerata Legge 34. L’istituzione del parco – come cita la legge 394 e cosi come è avvenuto per tutti i parchi nazionali – fa salvi gli strumenti urbanistici adottati. Diventa, quindi, un mistero l’adesione al parco con l’accostamento agli accordi di programma. Certo, non giova lo sconquasso urbanistico che la città e il territorio di Altamura ha vissuto negli ultimi vent’anni. L’esistenza di siti industriali, che andrebbero immediatamente riqualificati e resi funzionali, della nuova area industriale di Jesce e la diffusione di tante attività artigianali, fa ritenere inutile la ricerca di nuove aree industriali – come quella di Cenzovito – in zone di enorme pregio ambientale, ma fa capire che forse ci sono o interessi imprenditoriali trasversali o evidenti incompetenze. Non fare del territorio di Altamura una totale area industriale, non vuol dire bloccare lo sviluppo e l’occupazione, ma significa far convivere armonicamente natura, sviluppo e lavoro. La proposta di realizzazione del parco ha rappresentato la novità nel programma di centrosinistra ed ha contribuito non poco alla sua affermazione dopo otto anni di gestione del centrodestra.
CIRO PIGNATELLI