Pierluigi Sullo
da www.carta.org
E che né le sinistre varie e variamente collocate, né il sindacato, né quel che conosciamo come “movimento dei movimenti”, sembrano aver afferrato un qualche filo, nella matassa: tanto da potersi dire, per lo meno, che si è cominciato a fare un argine efficace.
Prendiamo un esempio semplice. La “legge obiettivo” del ministro Lunardi, ovvero una impressionante operazione finanziaria che minaccia di riversare sul territorio una quantità di asfalto e cemento senza precedenti – con la sola ragione di “abbeverare il cavallo” – non frega niente a nessuno, da questa parte della società . “Abbeverare il cavallo” è un vecchia espressione e ha a che fare con la politica economica: significa pompare risorse pubbliche, per esempio in infrastrutture, o in consumi, allo scopo di ridare slancio alla produzione, alla crescita economica. Si può dire che la “legge obiettivo” è una tra le due o tre principali “riforme” berlusconiane, e ha una importanza decisiva nei rapporti tra il potere politico e le imprese (inclusa la Mafia Spa). Questo, senza nemmeno discutere del senso della parola “crescita” o “infrastrutture”, ecc. Ma Sergio Cofferati, intervistato da Rossana Rossanda sulla Rivista del Manifesto, indica la “crescita” come solo termometro della sanità del paese, aggiunge che la crisi Fiat si supera ridando “competitività ” alle automobili prodotte dalla multinazionale, e completa il suo pensiero dicendo che l’economia si stimola facendo infrastrutture. Ora, magari Cofferati non è proprio contento del Ponte sullo Stretto, ma il suo orizzonte culturale è quello. Perché la sinistra dovrebbe opporsi a Lunardi?
D’altra parte, la Cgil è impegnata, ormai sola, nella difesa dell’articolo 18. La manovra del governo ha funzionato: Cisl e Uil stanno trattando, mentre la Cgil proclama uno sciopero generale. Più grave ancora, la Margherita, cioè Rutelli, non si oppone più a una qualche riforma di quell’articolo. Quel che il 16 aprile, con il grande sciopero generale, sembrava un fronte compatto, si è completamente disgregato. Perché? Perché l’idea che la “modernizzazione” consista nello smantellamento delle regole del mercato del lavoro è troppo solida, è quella che apparentemente ha tenuto al potere Tony Blair, ed è sostanzialmente condivisa anche dai Ds, i quali affiancano la Cgil solo perché non possono fare altro. A meno di miracoli, Berlusconi ha già vinto questa partita, anche se resta da giocare il secondo tempo, e tutti noi correremo come pazzi (per restare in clima calcistico). Nel frattempo, possiamo domandarci: qual è l'”altra” proposta, sul mercato del lavoro, la protezione sociale, il reddito?
Rutelli ha voluto distinguersi anche sulla questione delle impronte agli immigrati. Dice che si potrebbero prendere a tutti, senza distinzione. Ottima idea. Fa il paio con i sistemi di controllo con telecamere che vengono installati in tutte le città , come quello sperimentale inaugurato a Bergamo tempo fa da Scajola. Se la sinistra francese, si è detto, ha perso le presidenziali perché si è lasciata trascinare in una discussione falsa sulla “sicurezza”, il leader dell’Ulivo ha deciso di giocare d’anticipo: se mi presento come Le Pen, dev’essere il ragionamento, frego i voti ai Le Pen. E in tutti i casi, è difficile gridare al razzismo, quando si sono voluti i “centri di detenzione temporanea” (come i Ds), e anche non volendo far pesare la cosa, ed è giusto non farla pesare, non rivangare, ecc., la corsa parte zoppa, sulla legge Bossi-Fini. Dobbiamo essere tutti grati alla Cgil per molti motivi, ma dov’era Cofferati quando i lavoratori stranieri venivano discriminati in base alla loro (arbitraria) “regolarità ” e sottoposti al ricatto della detenzione fuorilegge e dell’espulsione? Non aveva, questa circostanza, a che fare con le relazioni sindacali nelle fabbriche imbottite di ghanesi o marocchini?
E mentre succede tutto questo, quella cosa che avrebbe dovuto fungere da lievito, da moltiplicatore, da produttore di idee innovative, all’altezza dell’epoca globale che viviamo, il “movimento dei movimenti”, che fa? In sintesi, si può dire: a) che il senso comune per cui “il movimento è in crisi” si è diffuso come un virus nella posta elettronica; b) che questo è il riflesso della paralisi di un inopinato “Italian social Forum” (in english), che si è andato via via restringendo ad alcuni interlocutori “nazionali” impegnati a convocare manifestazioni, stendere documenti fondamentali, e decidere chi rappresenta chi e dove; c) che, di conseguenza, il Forum sociale europeo, da farsi a Firenze in novembre, è ad oggi una scatola vuota; d) che, infine, la grande diffusione di reti e forum sociali, e delle loro attività , sperimentazioni e connessioni, viene sostanzialmente ignorato da quel personale politico “nazionale”.
In fin dei conti, i soli ad opporsi a Lunardi sono quelli di Aosta, dell’Abruzzo, di Reggio e Messina, del comune di Venezia (il Mose), della Maremma, ecc. Per non parlare del fatto che a creare ambiti di relazione, solidarietà e condivisione, con i migranti, sono le migliaia di associazioni sparse nel paese, che hanno creato anche fatti politici di prima grandezza, come la manifestazione di gennaio a Roma, e che oggi fanno di tutto, letteralmente, città per città : dall’opporsi a nuovi centri di detenzione, come a Bologna, a creare occasioni di incontro e comprensione con le altre culture, in decine di città . E ancora, se il Municipio di Roma X sta per sperimentare una forma originale di reddito di cittadinanza, o il gruppo territorio del Milano social forum propone un ambizioso tentativo di ripensare la città più liberista d’Italia, e decine di sindaci tentano di sperimentare il bilancio partecipativo, questo viene giudicato dalla cultura di sinistra come robetta locale, non degna di attenzione come il conflitto di classe a scala europea, anzi globale. Il che non impedirà che le sperimentazioni si facciano, che le novità di realizzino, che le reti sociali crescano. Ma, certo, non aiuta.
Spero di proiettare un pessimismo eccessivo sugli eventi di queste settimane nel nostro paese. Anzi, sono sicuro che sia così. Sono certo che sabato, a Roma, per la Fao (agricoltura? Alimentazione? Ogm?) ci saranno centomila persone, e che i forum riusciranno partecipati e vivi. Scommetto che Disobbedienti ed Attac, Cobas e Arci, Rifondazione e Lilliput, ecc., saranno tanto intelligenti, tutti quanti, da non comportarsi come i buoni, vecchi partiti di una volta, ciascuno coi suoi remi nella sua barca, e che sapranno ri-farsi la domanda di fondo (che peraltro, astrattamente, già si fanno da tempo): cosa c’è di nuovo, in giro? In fondo, dipingersi la situazione nel modo peggiore possibile serve ad apprezzare anche il più piccolo segnale positivo. E’ un piccolo trucco psicologico, senza il quale continuare a fare Carta sarebbe impossibile.