Dal “Il cacao della domenica”. Newsletter di Franca Rame e Dario Fo del 12 maggio 2002. www.francarame.it
Niente di particolarmente strano se non fosse che la signora in questione aveva trascorso 17 anni della sua vita in Belgio come immigrata. Ed e’ un’amnesia straordinaria aver scordato di essere stata, a sua volta, trattata come una ladra di lavoro, forse anche borseggiatrice e anche un po’ puttana.
L’intolleranza verso gli immigrati, in Italia, e’ particolarmente odiosa perche’ siamo un popolo di antichi emigranti. Come ai tempi dell’antica Roma gli schiavi liberati diventano i piu’ ossessivi persecutori di chi non e’ un uomo libero.
A nulla serve parlare di popoli depredati di ogni risorsa, di un terzo mondo affamato dallo sfruttamento coloniale, di milioni di profughi creati da guerre condotte o fomentate dal nostro ricco occidente.
E neppure otterreste risultati ricordando, a molti italici che si professano cristiani, cattolici, credenti, che si trovano a non sopportare persone che hanno lo stesso colore della pelle, gli stessi occhi e gli stessi capelli crespi di Gesu’, oltre la stessa miseria. Ricordare loro l’importanza dell’amore, della carita’, della pieta’, delle quali in chiesa cantano laudi, sarebbe tempo perso.
Mentre da alcune parti si invita a imparare a convivere con la mafia, dall’altra si bombarda la platea televisiva giocando sul terrore, sul pericolo imminente, costituito da quegli intrusi pezzenti che arrivano stipati in carrette del mare che si sfasciano sulle nostre coste.
E qui si raggiunge l’apice dell’incongruenza.
Infatti stiamo reagendo alla presenza di alcuni malviventi senza scrupoli non colpendo questi, ma negando diritti civili essenziali a centinaia di migliaia di persone disperate, che vengono da noi alla ricerca di un’onesta possibilita’ di lavoro e di vita. E’ l’ennesima versione della sindrome afgana, come dice Sergio Frau: “Per trovare l’ago nel pagliaio si da’ fuoco al pagliaio”.
E non ci si rende conto che, cosi’, al contrario, si trascinano gli immigrati tra le braccia della criminalita’ organizzata.
Dovremmo rovesciare completamente la situazione: abbiamo bisogno di centinaia di migliaia di immigrati per far si’ che il nostro sistema produttivo regga. Le industrie del veneto non riescono a soddisfare le richieste di mercato per mancanza di manodopera. La Coldiretti ha addirittura annunciato che se non arrivano subito 20 mila nuovi immigrati si dovranno abbandonare tonnellate di frutti sulle piante. La situazione richiederebbe interventi costruttivi, agevolare l’arrivo di lavoratori, organizzare la loro accoglienza, case, servizi, aiuti dal punto di vista burocratico. Invece non si predispone nessun servizio e le leggi attuali rendono difficilissima l’immigrazione legale. Chi ha provato a rendere possibile l’ingresso di un lavoratore straniero sa quanto sia difficile, anche disponendo di un’assunzione immediata. E pure se si tratta di casi drammatici superare il muro della cecita’ burocratica e’ complicatissimo. Noi abbiamo toccato con mano la situazione. Sono nove mesi che tentiamo di far entrare legalmente in Italia una donna che vive, in Marocco, una situazione veramente drammatica e non ci siamo ancora riusciti pur disponendo di un contratto di assunzione.
Questa situazione da’ opportunita’ meravigliose a chi invece della legge se ne infischia, ingrossa le file di chi e’ disposto a pagare la mafia delle immigrazioni clandestine, restando poi in una situazione di ricatto e di sudditanza verso queste bande criminali. Di sicuro e’ indispensabile dotarsi di sistemi certi di identificazione di chi viene fermato senza documenti (e piu’ utile e semplice delle impronte digitali ci sembra una fotografia) ma non abbiamo l’impressione che si stia realmente agendo contro le centrali criminali. Un’amica extracomunitaria, una rispettabile professionista, ci ha raccontato costernata del percorso preferenziale che a volte trovano presso la burocrazia i magnaccia quando cercano permessi di soggiorno per le loro prostitute schiave… O qualcuno puo’ veramente credere che le decine di migliaia di prostitute straniere presenti in Italia siano tutte clandestine? Si e’ intolleranti verso i lavoratori stranieri e molto meno lo si e’ verso i banditi che sanno destreggiarsi tra leggi, avvocati e mazzette. E contemporaneamente si alimenta, in modo ottuso e stolto, il sospetto e l’insofferenza verso l’immigrato. Anni fa un giornale di provincia titolo’ in prima pagina: “Marocchino accoltella un italiano”.
Leggendo nelle pagine interne si scopriva che, invece, era stato il marocchino a finire all’ospedale con un coltello piantato nello stomaco. Ma chissa’ quanti avranno avuto il tempo di leggere tutta la storia.
Una modesta proposta sarebbe che tutte le reti televisive iniziassero a raccontare, ogni sera, la storia di un immigrato che lavora e che cerca di ricostruirsi una vita…
Ma, come si sa, l’extracomunitario onesto non fa audience.