Sono andato a Roma sabato scorso, a manifestare. Era da un po’che non lo facevo ma da qualche tempo mi era tornata una gran voglia di farlo. Diciamo da Genova. Non vi sto a rompere con cose scontate: una massa enorme di gente quale non vedrò mai più nella mia vita, la gioia, i canti, i colori (specie il rosso), le facce pulite, gli slogan in tutti i dialetti italiani, una marea di ragazzi e ragazze. Il sorridersi per le strade con gli sconosciuti, perché tutti riempissero il serbatoio della propria fiducia, benzina che tornerà utile nei momenti di maggiore e solitario sconforto. Tutto questo era il contorno, bellissimo. La sostanza ci stava davanti, sul palco. Si chiamava Cofferati. Premetto che sono un gran rompicoglioni e anche un po’snob. Non ce la faccio a non ridere e a ironizzare sulle parole, spesso inutili, dei leader politici della sinistra, che pure voto.
Sabato non ho riso. Per una volta avevo deciso di seguire il comizio con attenzione. Cofferati ha fatto un discorso eccezionale, secondo me. Solo mezz’ora, ma niente chiacchiere, niente retorica; subito al cuore dei problemi, centrati in pieno. Tutto all’attacco, senza insulti, toni esagerati, urla. C’era da considerare la grande diversità delle persone presenti: studenti, operai, pensionati; diessini, rifondaroli, verdi; girotondisti, no-global, riformisti moderati; reduci del palavobis, “ceto medio riflessivo”?, professori di Firenze; sindacalisti, amministratori, politici; lettori del Diario e dell’Espresso; associazioni nazionali e internazionali di ogni tipo; eccetera eccetera. Chiunque altro avesse parlato, mezza piazza si sarebbe voltata dall’altra parte. Perché siamo a questo ormai, a sinistra. Le ovazioni invece sono state innumerevoli e generali. Oggi in Italia Cofferati è l’unico in grado di farsi ascoltare e risultare credibile agli occhi di tutti: dialoga coi movimenti di critica della globalizzazione, la novità più importante e interessante degli ultimi anni, che lo rispettano e dicono di voler collaborare con lui; ha avuto parole importanti per tutti: per gli immigrati, il mondo della scuola, del lavoro, l’ambientalismo ecc”¦ E’ credibile, non si pavoneggia nei salotti ignobili della dittatura tv, sai che quando parla puoi contare sulla sua parola, che non cambierà idea in 5 minuti per convenienza. È serio pacato deciso. Soprattutto, è temuto da morire dalle macchiette del centrodestra. Al suo cospetto, i vari Rutelli e D’alema, Bertinotti e Fassino appaiono semplicemente ridicoli. Si facciano da parte, please.
I veri leader purtroppo sono fondamentali; non ne nascono tanti; la sinistra non ne ha avuto più uno da 20 anni, da Berlinguer. Questo può essere finalmente quello buono. Cosa ci vuole a capirlo? Nessuno in Italia oggi è in grado di portare 3 milioni di persone diverse in piazza a sostenere degli obiettivi comuni. C’è stato un passaggio, durante il discorso, in piazza, in cui tutto questo è stato palese in un attimo. Quando Cofferati ha respinto le accuse vergognose di aver armato la mano dei terroristi dicendo più o meno “quelli che sono qui oggi hanno sempre difeso la democrazia italiana; non so se fra quelli che sono ora al governo tutti possono dire lo stesso”?: la terra sotto i piedi ha letteralmente tremato, è salito una specie di ululato selvaggio collettivo, a denti stretti, le schiene curve per la fatica e per gli zaini si sono raddrizzate di colpo e con rabbia, un applauso lunghissimo. È stato come essersi liberati in un colpo solo di mesi e mesi di insulti e sghignazzi televisivi, offese volgari e derisioni; delle facce da culo di silvio-fini-bossi-gasparri-tremonti ecc”¦ delle leggi truffa su rogatorie-falso in bilancio-successioni-conflitto d’interessi-art.18. Chi ha una certa frequentazione di manifestazioni e di piazze, sa di cosa parlo e di quanto sia importante per un leader la capacità di suscitare l’orgoglio, di far drizzare le schiene. L’impressione precisa era che se il povero Silvio continua così la prossima volta saremo 5-6 milioni. Il mare s’ingrossa. Insomma basta, non volevo fare il panegirico di qualcuno, odio i panegirici, ma mi rendo conto che questo ho fatto e nient’altro.
Chiedo veramente scusa a tutti per il lunghissimo pallosissimo pippone. Volevo solo dire che oggi la miriade di diversità della sinistra italiana, che fanno la sua ricchezza e la sua generosità , può finalmente trovare una sintesi, smetterla di litigare come bambinetti, unirsi intorno a un progetto e riprendersi il futuro, acchiapparlo per i capelli. Sta anche a noi, adesso.