di enzo colonna
(Comitato cittadino “Il Teatro di tutti”)
Due sono le possibili strutture dell?organizzazione
sociale: una è quella che vede (ed ha concretamente visto
in questi decenni) la gente rassegnarsi ad essere subalterna, vittima
di strumentalizzazioni e partigianerie, egoismi e favoritismi; l?altra
è quella di gente che si fa gruppo, si mobilita ed organizza
la difesa sociale degli interessi e dei diritti collettivi. Questa
è la strada che abbiamo intrapreso e sperimentato nella vicenda,
forse piccola ma non irrilevante, che riguardava l?abbandono
ed il degrado del Teatro Mercadante. Era un tentativo, solo il primo,
ed è risultato vincente. Altri momenti, altri problemi, altre
occasioni verranno per attivare una difesa sociale organizzata.
Abbiamo dimostrato, innanzitutto a noi stessi, che è ancora
possibile in questa città avere fiducia nella legalità
e nelle istituzioni; e soprattutto che è necessario avere
fiducia nella propria forza di cittadini. Nulla però cambia,
se non abbiamo la forza di cambiare, solo un po?, i nostri
comportamenti, le nostre abitudini, superando rassegnazione ed apatia.
Anche nel gioco al ribasso della politica ed al massacro di ideali
e valori, l?opinione, il voto o la firma di un cittadino contano
ancora qualcosa.
* * *
La Gazzetta del Mezzogiorno
del 9 marzo annunciava per la serata l?atto finale della vicenda
Teatro Mercadante. Così è stato. L?esito dei
lavori del consiglio comunale, convocato quella sera per pronunciarsi
sulla proposta di esproprio avanzata da 6000 cittadini per il tramite
del Comitato “Il Teatro di tutti”, è stato davvero
l?ultimo atto di una commedia degli equivoci e delle ambiguità
che durava da troppo tempo per poter essere ulteriormente sopportata
dalla città . Una mediocre recita a soggetto che ha visto
molti protagonisti scambiarsi ruoli ed abiti di scena.
C?era chi annunciava la riapertura
immediata del teatro millantando inesistenti finanziamenti da istituti
bancari o risolveva tutta la questione al “dateci i soldi”,
pubblici naturalmente, proponendo operazioni giuridiche ed economiche
assolutamente illegittime. Chi supplicava: “Voglio andare a
Teatro. Riapritelo comunque!”. Chi infine avanzava perplessità ,
fintamente giuridiche, sulla possibilità di esproprio.
Il triplice strepito o lamento non
ha fatto altro che giovare agli sprovveduti ed agli stupidi, entrambi
impegnati tenacemente ad alimentare confusione, a procrastinare
i tempi di una soluzione chiara, rapida e legittima. Gli sprovveduti
non hanno sufficientemente considerato i vantaggi, per tutti,
di una soluzione chiara, rapida e definitiva del problema ed i benefici,
per tutti, della fruibilità collettiva del bene; sono
finiti per sembrare ispirati a prudenza, saggezza, equilibrio, le
doti esaltate da chi, nella maggior parte dei casi, vuol mascherare
così la propria incapacità ad assumere una qualsivoglia
posizione. Gli stupidi hanno gettato proposte inventate lì
per lì a casaccio senza curarsi della loro concreta realizzabilità
o senza verificare la concreta disponibilità del soggetto
privato, finendo in tal modo per apparire, a giorni alterni, come
i paladini ora degli interessi privati, ora di quelli collettivi.
Al comune cittadino la situazione
è risultata complessa, ma solo perché gli uni e gli
altri (gli sprovveduti e gli stupidi) hanno voluto deliberatamente
non far conoscere nè la situazione per quella che effettivamente
è, nè i modi leciti e razionali per risolverla. Si
è continuato in tutti questi anni a discutere della proprietà
del teatro, anziché del suo contenuto; ogni discussione si
è claustrofobicamente aperta e chiusa su tale questione;
ancora oggi si continua a rivendicare un presunto diritto di comproprietà
sul teatro, una sorta di condominio tra i pochi che continuano a
essere membri di un consorzio un tempo composto da centinaia di
altamurani.
L?augurio è che si chiudano
definitivamente questi dibattiti e si cominci finalmente ad affrontare
temi quali il futuro del teatro, il “da farsi”. Ben due
pareri legali commissionati dal Comune hanno confermato quanto noi
andavamo sostenendo da sette anni e cioè: il suolo su cui
sorge il teatro è proprietà comunale; i singoli consorziati
hanno, in virtù dello statuto fondamentale del consorzio
e della legge n. 1336/39, solo un diritto di palco o poltrona (il
diritto ad essere preferiti nell?acquisto dell?abbonamento
stagionale, 0, 0); la modifica statutaria del 1993, in virtù della
quale i consorziati si sono attribuiti la proprietà per quote
del teatro, è giuridicamente nulla e come tale impugnabile
in sede di giustizia civile dal Comune (anch?esso consorziato)
o, per esso, da un qualunque cittadino elettore (art. 4 della legge
n. 265 del 1999, 0, 0); la proprietà del teatro rappresenta il
fondo indiviso ed indivisibile del consorzio che ha come unico scopo
statutario “l?amministrazione, gestione e conservazione
del teatro”. Poiché appunto tale scopo risulta essere
concretamente non attuato da almeno dieci anni, due sono le azioni
amministrative a disposizione del Comune: 1) sollecitare il Prefetto
a sciogliere tale consorzio, trasferendo il bene ad altro ente in
grado di perseguire quell?obiettivo statutario; 2) sollecitare
il Ministro per i beni e le attività culturali ad espropriare
il teatro, attribuendo la proprietà al comune (art. 91 del
Testo Unico sui beni culturali). Questo è quanto abbiamo
richiesto con la petizione popolare; questo è quello che
il prof. Gagliardi La Gala ha suggerito di fare al Comune.
Ci auguriamo che il tormentone sulla
proprietà del teatro cessi con il voto unanime del consiglio
comunale del 9 marzo e con la delibera della giunta n. 311 del 9
giugno 2000 che, dando seguito al mandato del consiglio, ha disposto
l?invio, alla Soprintendenza ed al Ministero per i beni culturali,
della richiesta di esproprio “del Teatro Mercadante con l?obiettivo
di ristrutturarlo e consentirne la fruibilità ” pubblica
ed ha conferito mandato all?avvocato Antonio Ventura di esperire
“dinanzi al Tribunale di Altamura azione giudiziaria per la
declaratoria di nullità e di illiceità delle determinazioni
assunte dal Consorzio in ordine alla modifica dello Statuto con
cui i consorziati hanno ritenuto di attribuirsi impropriamente il
diritto di proprietà del Teatro”.
E? bene, ancora una volta, ribadirlo:
l?esproprio non è un atto contro qualcuno (interessa
infatti il teatro, non i singoli diritti di palco o poltrona: ciò
significa che i singoli consorziati potranno continuare a godere
di quei loro legittimi diritti in un teatro di proprietà
comunale, 0, 0); ma un atto sicuramente a favore di tutta la collettività ,
consorziati compresi. Ci auguriamo che si apra finalmente una nuova
fase, che si affrontino ben altre e decisive questioni: come attingere
ai fondi (nazionali e comunitari) che sono a disposizione dei comuni
per il restauro e la riapertura dei teatri? per quale obiettivo
gestire i fondi e recuperare il teatro? quale gestione assicurare
al teatro comunale? attraverso quali regolamenti d?uso è
possibile assicurare la fruibilità pubblica del teatro? come
finalizzare la gestione di questo bene al progresso culturale, sociale,
civile ed economico della città ?
Di questo allora vogliamo da ora in
poi parlare. Di questa discussione sul futuro del teatro potrebbero
essere partecipi anche i consorziati, se solo riuscissero ad abbandonare
la posizione di ostinata difesa di inesistenti diritti individuali
di proprietà sul teatro in cui si sono trincerati da almeno
sette anni, dal 1993, anno della loro inammissibile modifica statutaria;
se solo riuscissero a recuperare lo spirito e la lettera dell?originario
statuto consorziale del 1895; se solo riuscissero, ora e per davvero,
a deliberare la cessione del bene a favore del Comune. Come contropartita
– riteniamo noi del Comitato “Il teatro di tutti” – il
Comune non avrebbe alcuna difficoltà a riconoscere ciò
che ai singoli consorziati spetta per legge (il diritto di palco
o poltrona), ad accollarsi il debito maturato dal consorzio nei
confronti di un istituto bancario locale (circa duecento milioni)
e ad impegnarsi a prevedere che nel consiglio di amministrazione
di quella che sarà necessariamente l?istituzione chiamata
a gestire il teatro comunale sieda un rappresentante del consorzio,
cioè dell?associazione che riunisce i titolari del diritto
di palco.
Di questo vogliamo da ora in poi discutere.
Intanto la procedura di esproprio deve svilupparsi celermente: quanto
era di competenza del consiglio e della giunta municipali è
stato fatto; ora però è decisivo che il sindaco e
tutti i rappresentanti istituzionali della città (consiglieri
e assessori provinciali, consiglieri regionali, parlamentari) si
attivino per sollecitare risposte tempestive da parte della Soprintendenza
e del Ministero. Non possiamo consentire che indugi e manovre dilatorie
compromettano la concreta possibilità di reperire risorse
statali ed europee a disposizione del Comune. Il Programma Operativo
Regionale (POR), ad esempio, ha destinato per i prossimi sei anni
(2000-2006) circa 300 miliardi (esattamente 147,3 milioni di euro)
provenienti dalla Comunità europea per gli interventi di
“Tutela e valorizzazione del patrimonio culturale” (Asse
2 “Risorse culturali”, Settore 2.1). E? indispensabile
che il Comune sia pronto nel momento in cui la Regione predisporrà
i bandi per la selezione dei progetti da ammettere al finanziamento.
La duplice condizione per poter accedere a queste risorse straordinarie
è che gli interventi interessino il “patrimonio culturale
pubblico” (la Misura 14 contempla la “Valorizzazione
e tutela del patrimonio culturale pubblico” attraverso interventi,
in particolare, di “recupero di contenitori destinati ad attività
culturali, teatrali, musicali e cinematografiche”) e che i
destinatari del finanziamento siano “amministrazioni ed
organismi pubblici“.
Non c?è tempo da perdere,
dunque; è necessario al più presto realizzare questa
duplice condizione. Di questo dovranno farsi carico tutti, anche
e soprattutto i consorziati: grande sarebbe infatti la responsabilità
di chi volesse ostacolare o ritardare il processo di acquisizione
al patrimonio comunale del Teatro Mercadante; quella ora offerta
attraverso l?Agenda 2000 predisposta dal ministro Melandri
per il settore dei beni culturali del sud Italia è un?occasione
irripetibile.
La commedia è finita: i cittadini
hanno preteso con la forza della propria mobilitazione ed i numeri
delle proprie firme che le aule ed i palcoscenici in cui per anni
la recita si è svolta venissero finalmente ripuliti da ambiguità ,
egoismi, abusi e strumentalizzazioni. L?interesse di tutti
deve interessare davvero tutti.