LETTERA DI PIETRO PEPE AL SOTTOSEGRETARIO GIANPAOLO D’ANDREA

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Caro D’Andrea,desidero sottoporre alla Tua cortese attenzione il problema del Teatro Mercadante di Altamura.Trattasi di un bene di notevole interesse storico, melanconicamente muto da tanto tempo e che pur sta molto a cuore ai miei concittadini per i ricordi che evoca e per il ruolo che potrebbe continuare a svolgere.La sovrintendenza di Bari nel 1997 ha invitato, purtroppo senza ottenere alcun risultato, il consorzio di privati "apparentemente proprietari" a predisporre, a causa dell’avanzato stato di degrado in cui versa l’edificio, un progetto di restauro conservativo. Realisticamente non è pertanto questa la via per ridare voce al Teatro e nemmeno per garantirne la conservazione.Con decreto in data 16 aprile 1984, il Tuo Ministero ha fortunatamente provveduto a dichiarare il Mercadante "bene di interesse particolarmente importante".Occorre ora passare alla fase successiva e, conformemente al T.U. n. 490 del 1999, norme in materia di beni culturali e ambientali, procedere all’espropriazione dell’immobile.In questa direzione si è già espresso all’unanimità il consiglio comunale di Altamura e la richiesta è stata inoltrata al Ministero insieme con una petizione sottoscritta da seimila cittadini.T’invito pertanto a adoperarti, nell’interesse generale, affinché sia avviata al più presto dal tuo Ministero la procedura d’espropriazione, il cui completamento offrirebbe la possibilità al Comune di utilizzare le risorse che il POR 2000 della Puglia riserva alla tutela e valorizzazione del patrimonio culturale.Conoscendo la Tua sensibilità, confido sul Tuo generoso e sollecito impegno: non si può non ascoltare una legittima richiesta di un’intera Cittadinanza. Non si tratta soltanto di rischiare la perdita di fondi regionali, ma soprattutto di evitare di assistere impotenti al degrado inesorabile di un pezzo della nostra storia, di penalizzare ulteriormente una Città del Sud che non elemosina elargizioni ma rivendica il diritto di fruire ancora di uno strumento culturale e quindi di vero sviluppo.

Prof. Pietro Pepe