Teatro Mercadante: continua la commedia dell’assurdo.

Si passi all’ultimo
atto!

di enzo colonna

(Comitato cittadino "Il
Teatro di tutti")

comitatoteatro@hotmail.com

 

"Bisogna dare esecuzione all’accordo
sottoscritto dall’Amministrazione comunale e dal Consorzio
Teatro Mercadante: il Comune versi il miliardo e mezzo pattuito
(necessario per effettuare i primi lavori) al Consorzio e poi si
può pensare a dare spazio ad altre sottoscrizioni, all’ingresso
di altri soci, semplici cittadini, enti ed associazioni. Invece
Plotino ha congelato quell’accordo ed ha dato incarico all’avvocato
Ventura di esprimere un parere giuridico in ordine alla proprietà
del Teatro. Quest’incarico è incomprensibile… Noi
siamo i proprietari, ma siamo proprietari di niente, abbiamo solo
un diritto di prelazione: non possiamo vendere, gestire, non possiamo
percepire utili… Se il Comunre intende pubblicizzare il Teatro
non staremo a guardare, non ce lo lasceremo strappare, le cose devono
restare come sono: il Mercadante è nostro. Diversamente apriremo
un contenzioso con il Comune
".

(passo tratto dall’intervista
rilasciata a Radio Regio il 7 ottobre 1999 dall’ingegnere Alfredo
Striccoli, consigliere di amministrazione del Consorzio Teatro Mercadante,
nonché consigliere comunale di opposizione)

 

La dichiarazione che riportiamo è
l’ultima, in ordine di tempo, delle ‘perle’ raccolte
che si aggiungono a comporre quell’infinito rosario di improvvisazioni,
contraddizioni e paradossi, rappresentato dalla vicenda del Teatro
Mercadante.

Improvvisato era l’accordo
tra Comune e Consorzio che non conteneva alcun piano dettagliato
di recupero, alcun piano finanziario d’investimenti, alcuna
ipotesi od idea di gestione, alcuna definizione o regolamentazione
dell’uso del Teatro e degli annessi locali, alcun rispetto
di norme e principi giuridici: semplicemente impegnava unilateralmente
il Comune a versare un miliardo e mezzo ai consorziati senza alcuna
reale contropartita in termini di gestione e di fruibilità
collettiva dell’immobile.

Contraddittoria è,
tra le tante, la posizione dell’ingegnere Striccoli che dapprima
(appenna un mese fa’) sembra aderire (insieme al dottor Francesco
Viti, anch’egli nella duplice veste di consigliere comunale
di opposizione e di consigliere di amministrazione del consorzio)
alla soluzione da noi suggerita (il modello del Politeama di Prato)
ed ora continua a insistere sulla validità e necessità
di quell’accordo, spingendosi inopinatamente a criticare –
in linea con un ruolo di malintesa e malinterpretata opposizione
politica (a giorni alterni e secondo le rispettive convenienze)
– l’iniziativa dell’amministrazione comunale di ripensare
l’accordo con il consorzio e di fare chiarezza sull’assetto
proprietario del teatro. E’ bene, ancora una volta, essere
chiari: quell’accordo, oltreché nullo ed iniquo, è
assolutamente inconciliabile con la soluzione-Prato. Questa prevede
la costituzione di una società ad azionariato popolare o
diffuso i cui conferimenti dovranno essere rappresentati dal Teatro,
dal miliardo e mezzo del Comune e dalle sottoscrizioni di cittadini,
enti, associazioni. Come si capisce bene un’operazione trasparente
e lineare che non implica (anzi rende necessario che vengano rimossi)
papocchi giuridici e fasulle compravendite di quote dell’immobile
(come appunto l’accordo sottoscritto).

Conoscendo la naivität
e la intima buona fede della persona non ci resta che apprezzare
l’involontaria e paradossale autoironia di Striccoli
che si spinge a rivendicare per i consorziati il ruolo di proprietari,
per poi onestamente precisare di essere "proprietari di niente".
A ciascuno il suo, su questo hanno ragione da vendere i consorziati:
a loro – decisero i nonni nello Statuto Fondamentale del 1895 –
niente, solo il diritto ad essere preferiti nella vendita negli
abbonamenti teatrali. Ma pur apprezzando il sapore ironico e letterario
dell’ossimoro, la ‘proprietà di niente’ è
niente, è difesa di un abuso, è oltraggio al comune
senso della logica e del diritto, è offesa alle ragioni ed
ai diritti della città.

Cosa cela allora la difesa ostinata
della ‘proprietà del nulla’, cosa impedisce ai
consorziati di compiere il bel gesto di cedere il loro ‘nulla’
alla città, cosa li autorizza a barattare un terzo del loro
‘nulla’ con un miliardo e mezzo? Dove il diritto ed i
diritti, dove le ragioni, dove il pudore, l’onore e la memoria
dei nonni? Perché si vuol continuare ad esercitare questa
pressione per cui o la città riconosce la proprietà
del Teatro ai singoli consorziati, contribuendo per giunta a ristrutturare
il ‘loro’ immobile, oppure sarà costretta a subire
ancora per anni la chiusura del teatro?

Allora basta! Finiamola con questo
indecoroso teatrino, con questa recita a soggetto che vede protagonisti
Consorziati, Amministrazione comunale, Opposizione. Finiamola con
i mascheramenti e lo scambio delle parti, degne solo di una rappresentazione
da avanspettacolo o di una pochade di quart’ordine:
i Consorziati continuano a rivendicare la ‘proprietà
di niente’; l’Amministrazione comunale continua a sostenere
di voler riaprire il teatro, ma non si attiva ancora ad esercitare
i poteri di imperio che la legge le riconosce (a quando un’occupazione
d’urgenza di un immobile necessario per un servizio pubblico
e per giunta pericoloso per la sicurezza e la salute dei cittadini?, 0, 0);
l’Opposizione continua a pianificare i propri sogni di riscatto
elettorale coltivando generosamente i propri silenzi ed omissioni.

Perché si fa questo?

E’ tempo di indossare i panni
dell’umiltà e della serietà, quelli dell’impegno.
E’ tempo che gli amministratori comunali (il Sindaco, gli assessori
D’Ambrosio o Laterza?), l’opposizione (dov’è
la verve dei consiglieri Menzulli, Popolizio, Piglionica,
Iurino, Ventricelli?) si pongano seriamente il problema di liberare
la città dalla condizione di stallo in cui è costretta.
Gli strumenti ci sono (si veda la scheda informativa in basso).

Altrimenti, ancora una volta, saranno
i semplici cittadini, quelli senza incarichi e prebende, ad attivarsi
ed organizzarsi: "Ciascun elettore può far valere in
giudizio le azioni e i ricorsi che spettano al comune" (art.
4 della recente legge n. 265 del 3 agosto 1999). In attesa delle
prossime elezioni, naturalmente!

* * *

SCHEDA INFORMATIVA

Tre ipotesi per un unico obiettivo

1) Esproprio. Ad essere
espropriato sarebbe il Consorzio, non i singoli consorziati che,
per definizione dello stesso ingegnere Striccoli, sono ‘proprietari
di nulla’. L’indennizzo, peraltro contenuto, andrebbe
a surrogare il teatro nel patrimonio comune ed indivisibile del
Consorzio, che è e resta un’associazione o fondazione
di fatto. In un’ipotesi del genere, quindi, il denaro ottenuto
a titolo di indennizzo potrebbe essere impiegato unicamente per
gli scopi fissati statutariamente: vale a dire la conservazione
e gestione del Teatro Mercadante. La divisione tra i membri di un’associazione
del fondo comune, infatti, è sempre preclusa (art. 37 codice
civile): può essere effettuata solo in caso di scioglimento
dell’associazione. Si determinerebbe in tal modo un meccanismo
virtuoso per i cui i soldi erogati a titolo di indennizzo verrebbero
comunque destinati alle attività o alla conservazione del
Teatro e non certo a rimpinguare portafogli privati.

2) Prefetto o Presidente della
Regione
. Essendo sorto come comitato, al consorzio, che
non dispone di risorse proprie sufficienti per il perseguimento
dei propri scopi statutari, è applicabile l’art. 42
del codice civile ai sensi del quale "qualora i fondi raccolti
siano insufficienti allo scopo, o questo non sia più attuabile
o, raggiunto lo scopo, si abbia un residuo di fondi, l’autorità
governativa stabilisce la devoluzione dei beni, se questa non è
stata disciplinata al momento della costituzione".

3) Ministro per i Beni Culturali.
Ai sensi della legge n. 1089/39 ("Tutela delle cose d’interesse
artistico o storico"), il Ministro per i Beni Culturali è
autorizzato a "provvedere direttamente alle opere necessarie
per assicurare la conservazione ed impedire il deterioramento delle
cose" di interesse artistico e storico, accollando agli "enti
e privati interessati… l’obbligo di rimborsare allo Stato
la spesa sostenuta per la conservazione della cosa" (artt.
14 – 17, 0, 0); disciplina, quest’ultima, applicabile al Teatro Mercadante
in quanto dichiarato con decreto ministeriale del 16 aprile 1984
immobile di particolare interesse storico-artistico